Lo scorso settembre, in occasione del documento d’intesa firmato a Parigi, avevamo precisato che non era vero che l’Italia guadagnasse 320 milioni dal leggero cambio di percentuali di divisione della spesa, perchè sul fronte opposto, con l’accorciamento di 23 km della tratta comune (quella a cui concorrono sia l’Unione europea che la Francia), si assumeva un ulteriore onere di 1,3 miliardi.
Il documento d’intesa, firmato ieri (2 gennaio) a Roma, non “fa partire il tunnel nel 2013” (come effettivamente prevedeva il contratto firmato il 15 dicembre 2008 da Italia e Francia con l’Unione Europea per la concessione del contributo), ma lo rinvia ad una data che il documento non precisa, almeno per quanto riportano i quotidiani. La galleria tra le due discenderie francesi non è l’inizio di una parte del tunnel, perché era già stata prevista dal contratto con l’Unione Europea, sia pure per una lunghezza minore, come galleria di prova per testare l’efficacia delle “talpe”. La differenza è sostanziale, perché per il tunnel definitivo avanza in un certo modo, con un certo diametro e si lascia indietro un’opera finita. Ma soprattutto il contratto con l’Unione Europea prevedeva che da novembre 2013 si iniziasse lo scavo effettivo delle due canne dal cantiere di Susa. Ora di questo inizio dello scavo dell’opera definita non c’è più traccia e si dice invece che a Susa partiranno i lavori per l’interconnessione. Per questi però non c’è l’ombra di un progetto, anzi: il CIPE, avendo notizia che si stesse preparando qualcosa, ha autorevolmente avvertito che tali eventuali opere, se ci saranno, dovranno avere una Valutazione di Impatto Ambientale sul progetto preliminare e su quello definitivo, cosa che, ottimisticamente, richiede due anni e non sei mesi.
Si è giocato inoltre sull’equivoco, facendo sembrare che la firma fosse un nuovo accordo tra i ministri italiano e francese, mentre è soltanto l’ennesima deliberazione della Commissione Intergovernativa di carattere consultivo, che si riunisce periodicamente e che trova la sua ragione nell’approvare le proposte che gli vengono sottoposte anche in contrasto con quanto approvato precedentemente. Nella sostanza questa ennesima firma è solo una rappresentazione mediatica, che minimizza gli impegni reali con la speranza di rassicurare gli amici in vista delle elezioni italiane e francesi e di impressionare i No Tav, per far loro credere che, essendo ormai tutto deciso, è ora di smettere di fare opposizione. E’ da escludere che questa firma di pochissimo peso possa minimamente impressionare i No Tav. Val la pena ricordare che dei 40 documenti interministeriali firmati sino ad ora, ed almeno altrettanti firmati dalla Commissione Intergovernativa, l’unico ad essere stato ratificato dai rispettivi parlamenti è quello di Torino del 2001 che, però, si era limitato a giustificare gli studi progettuali. Pertanto il progetto reale manca ancora del requisito fondamentale e cioè la volontà parlamentare, nonostante i promotori si sforzino a dire che tutto è già stato deciso. Proprio per queste fughe in avanti almeno in una cosa ci hanno convinti: che il nostro bravissimo team di legali avrà molte occasioni per ricordar loro che esistono delle leggi e che spetta loro, in primis, dimostrare di saperle osservare.