di Marco Ponti| La corte dei conti francese, facendo appunto i conti, dice che la nuova linea Torino-Lione non serve, e per dirlo usa ovviamente tutti i numeri ragionevoli presentati in Italia da anni dagli oppositori tecnici del progetto (questi oppositori dai promotori della linea sono sempre ignorati, gli fa molto più comodo presentare l’opposizione come frutto solo di egoismi localistici del tipo NIMBY, o meglio ancora di alcuni facinorosi ideologizzati).
Un po’ di equivoci da sgombrare subito: nessuno parla di redditività finanziaria della linea (cioè di vedere se i ricavi futuri possano superare i costi totali del progetto). Questo discorso si fa solo per le autostrade, chissà perché. Per le ferrovie si parla solo di redditività socioeconomica, che comprende i benefici di tempo delle merci e dei passeggeri, quelli dell’ambiente ecc. Se le nuove ferrovie dovessero recuperare i costi di investimento, le tariffe sarebbero tali che non le prenderebbe nessuno. Si assume sempre che questi costi rimangano a carico dello Stato, cioè dei contribuenti, e che tutti siano felici di pagarli (ma non gli utenti, anche qui chissà perché).
Ma i politici francesi, come quelli italiani, e come scrive oggi sul Fatto Andrea Gianbartolomei, hanno una volontà di ferro, e quei soldi dei contribuenti li vogliono assolutamente spendere, certo per il nostro bene, anzi, meglio, per il bene delle generazioni future, così se la spesa risulterà uno spreco assurdo, nessuno potrà chiamarli a rispondere.
Tuttavia il progetto della Torino-Lione, anche senza che i promotori italiani bipartisan lo abbiano ammesso, è stato fortemente ridimensionato: si costruirà solo il tunnel di base per le merci, poi la stesso Sole 24 Ore, grande sostenitore dell’opera, ammette che difficilmente si andrà oltre. Invece di sprecare 25 miliardi, se ne sprecheranno solo una decina. E questo perché per un verso non ci sono soldi, per un altro le proteste, tecniche e locali, un po’ devono aver fatto fischiare le orecchie ai promotori meno cinici. Sarebbe già qualcosa, e se il ridimensionamento fosse circondato da meno ipocrisia e retorica sarebbe ancora meglio (l’Europa lo vuole! Le infrastrutture creano la loro domanda! Serve all’ambiente! Crea occupazione! Balle colossali, in particolare queste ultime tre, ma anche la prima è molto meno vera di quanto si voglia far credere).
Purtroppo molte TAV si aggirano minacciose per l’Italia: la nuova linea AV Milano-Genova, giudicata inutile dallo stesso AD di FS Moretti, il valico del Brennero (forse la meno inutile dell’elenco, anche se gli austriaci han detto che non ci hanno i soldi), una linea in Sicilia di cui non si sono mai dibattuti i costi e i benefici attesi, la AV Brescia-Padova e poi il prosieguo Venezia-Trieste, ma soprattutto l’assurda Napoli-Bari, che fa risparmiare ai treni un’oretta, e dovrebbe per questo quadruplicare il traffico merci, che notoriamente se ne frega della velocità, gli interessano altre cose! I francesi, padri dell’alta velocità, non consentono ai treni merci di passare sulle loro linee. Noi, che siamo più furbi e più ricchi, abbiamo deciso grazie ai verdi, che sulle nostre linee AV ci devono poter passare, aumentando di molto il costo dei progetti, già spropositati.
Quelli sopra elencati son tutti giocattoli dai 5 miliardi di Euro in su, che, come si è detto, dovremo pagare in toto con le nostre tasse. E poi l’importante è aprire tutti i cantieri, soprattutto sotto elezioni, poi se non ci saranno i soldi per finirli, beh, qualcuno ci penserà.
Tutto per il nostro bene, si intende. E poi le ferrovie fan bene all’ambiente, perbacco!