di Massimiliano Borgia
Come era previsto, il progetto definitivo del Tav si porta dietro anche lo spostamento dell’autoporto di Susa. Un consumo di suolo di centinaia di migliaia di metri quadrati che non viene mai conteggiato tra le conseguenza ambientali del Tav ma che avrà un impatto enorme su una valle già troppo urbanizzata. Chi ha presente la grande spianata di asfalto che accoglie a Susa il viaggiatore diretto in alta valle, ha idea di cosa voglia dire. Se è vero che la parte dedicata ai corsi di Guida sicura andrà ricollocata in altra zona (si parla dell’alta valle), tutto il resto deve comunque trovare nuovi spazi.
La Sitaf, attraverso la controllata Musinet, ha preparato un dossier che contiene due alternative. Una occuperebbe un’area a San Didero, tra l’autostrada e la statale, che negli anni ’90 avrebbe dovuto essere utilizzata proprio per la sosta attrezzata dei Tir; cantiere iniziato (c’è già una spianata livellata e alcuni capannoni) ma abbandonato per problemi economici della società che lo stava realizzando.
L’altra, è allo svincolo di Chianocco sull’A32, in frazione Vernetto; spazi agricoli che i No Tav conoscono bene perché quello svincolo è stato teatro di blocchi e cariche della polizia in tutti i momenti caldi di questa lunga storia.
Il dossier di Musinet seguirà un iter parallelo al progetto definitivo del Tav. Quando inizieranno i lavori per la tratta internazionale della Torino-Lione e per l’area di servizio al tunnel di base, l’autoporto dovrà essere già trasferito. Ma l’approvazione seguirà il suo canale di legge. «Per ora abbiamo solo individuato le due aree idonee – spiega Bernardo Magrì, direttore di Sitaf – quelle sono le uniche che, alla distanza utile dal traforo internazionale del Frejus, sono accanto all’autostrada, sono pianeggianti, hanno un’estensione adeguata». L’autoporto è previsto dalla normativa per servire da area di appoggio per il traffico pesante, in caso di nevicate, blocchi del traforo, incidenti gravi. Le due soluzioni individuate insistono entrambe su comuni guidati da amministrazioni No Tav e che, molto probabilmente, lo saranno anche in futuro.
Il sito di San Didero potrebbe essere anche al servizio delle attività dell’acciaieria Beltrame ed è su terreno già urbanizzato anche se oggi è abbandonato. La zona è già industriale e a servizi.
Il sito di Chianocco sarebbe su terreni agricoli e in una zona residenziale.
Tra i due siti, la durata delle lavorazioni è condizionato essenzialmente dall’estensione
dell’intervento e dall’interferenza con le infrastrutture stradali esistenti. In particolare
l’autoporto a S. Didero produce una maggiore interferenza con la A32 in quanto è
necessario realizzare le rampe in accostamento all’asse autostradale. Per l’autoporto a Chianocco si registrano invece maggiori interferenze sulla viabilità locale a causa delle due rotatorie da realizzare e della riqualificazione di un tratto di bretella che le collega.
Per la durata dei cantieri si parla di due anni e cinque mesi a San Didero e di 21 mesi a Chianocco.
In entrambi i siti si tratta di rimuovere centinaia di metri cubi di terreno; di realizzare fabbricati per gli uffici, il bar-ristorante, le docce e i servizi, la stazione di servizio e poi, naturalmente, l’ampio parcheggio per i Tir. Ma vanno aggiunti anche i sistemi stradali di accesso e di uscita con nuovo svincolo autostradale a San Didero, e, in entrambi i casi, le nuove rotonde sulla statale.
Per l’autoporto di San Didero sono necessari anche due ponti e alcuni attraversamenti di canali.
Per quanto riguarda i costi delle due opere, l’importo totale tra lavori e oneri per la sicurezza a San Didero è di 51 milioni 370mila 500 euro.
Per l’autoporto di Chianocco l’importo totale dei lavori e per sicurezza ammonta a 36 milioni 420mila 500 euro.
Per l’autoporto di San Didero sono anche previsti 15 sondaggi per stabilire la profondità della falda (che in tutto il fondovalle è molto superficiale) e per individuare eventuali discariche nascoste. I fori saranno a profondità dai 3 ai 430 metri (ma la maggior parte dei carotaggi è di 30 metri).
Il costo è coperto interamente dai finanziamenti per la Torino-Lione. Il nuovo autoporto andrà in proprietà all’Anas che lo affiderà in concessione. La decisione sulla scelta di ubicazione è affidata alla concertazione tra Ltf e Sitaf.
«Nessuno mi ha informato – è la reazione di Mauro Russo, sindaco di Chianocco – Quelli sono tutti terreni privati soggetti a vincoli idrogeologici. Aspetto una comunicazione ufficiale”. Sui possibili posti di lavoro che l’autoporto potrebbe portare 8anche se è probabile che si mantengano quelli attuali), il sindaco è scettico. «Non è quello il lavoro che darà un futuro alla valle. Io mi batto per il mantenimento dei posti di lavoro in questo territorio, c’è lavoro e lavoro e non tutto va bene allo stesso modo».
A San Didero c’è una sorta di “tradizione” legata ai routiers, in località Baraccone, accanto alla nuova area, c’è sempre stato un luogo di sosta di camionisti. Ma la sindaca Loredana Bellone, non fai salti di gioia, anzi. «Intanto, nessuno ci ha mai comunicato nulla – sbotta – Abbiamo soltanto una richiesta di informazioni sul Piano regolato da parte di Musinet, che nemmeno sono mai venuti a ritirare. Comunque qui abbiamo già un’acciaieria, ora vogliono fare anche un autoporto? Non siamo la pattumiera della valle di Susa. E poi se una cosa legata al Tav diciamo subito che ci metteremo di traverso in tutti i modi. Questo è poco ma sicuro».