BLOG di Simone Perotti il Fatto Quotidiano – Non mi interessa la politica. Mi interessa la logica, il buon senso. E nel nostro mondo ne circola troppo poco. Ecco perché di Tav voglio scriverne oggi, senza notizie, senza pestaggi della polizia, senza violenze dannose per il Movimento.
Ho impiegato 6 ore e passa per coprire la distanza tra La Spezia e Ancona, prendendo 4 treni: La Spezia – Pisa – Firenze – Bologna – Ancona. E non erano gli anni Settanta, era qualche giorno fa. E non mi hanno pagato, al contrario, ho speso oltre 70 euro (grazie al cielo ero ospite per una presentazione). E non era un incubo. Ero sveglio.
Ora io dico, se il figlioletto non avesse i vestiti o se mamma fosse costretta a chiedere l’elemosina, papà si comprerebbe la Jaguar? Non credo. E’ quello che fanno i nostri governanti quando spingono per realizzare il Tav (Treno ad Alta Velocità) mentre noi arranchiamo come pendolari o semplici passeggeri su qualunque tratta italiana che non sia la Milano-Roma. Signori delle Ferrovie, governanti, siamo con una mano davanti e l’altra di dietro, ci comprate le mutande o vi comprate lo smoking?
Il Tav è stato pensato trent’anni fa, quando c’era un’idea di sviluppo e di modernità che oggi è del tutto obsoleta, quando il contesto economico mondiale, delle risorse energetiche, della crescita industriale, sembrava inossidabile e imbattibile mentre oggi si rivela allo sbando, quando il nostro debito pareva non vederlo nessuno, quando la nostra sensibilità sulle migliaia di scuole a rischio sismico o sugli ospedali fatiscenti, era assai più bassa di oggi. Mentre il sistema economico scricchiola e la nave affonda, c’è ancora qualcuno che non ha capito che la politica delle grandi opere è vecchia, è stata abbandonata da tutti in Europa, e che dobbiamo fix the country, rimettere a posto il Paese, occuparci di quello che non va, rinsaldare, ristrutturare, migliorare, cercare un altro sviluppo.
Perché qualcuno vuole far risparmiare venti minuti tra Torino e Lione e non si preoccupa di chi spreca ore, settimane, intere vite sui treni brutti, lenti e cari del nostro Paese? Ma chi ci deve andare tra Torino e Lione? E perché vale di più di chi viaggia tra La Spezia e Ancona? E perché qualcuno ancora crede che questa sia solo una questione piemontese? E’ il modello di sviluppo la posta in gioco. Di tutti.