Nuovasocieta.it di Massimiliano Borgia – Prende corpo il progetto di legge speciale per la valle di Susa, più volte proposto in questi anni e ora tornato di attualità con l’accelerazione sulle compensazioni voluta dal ministro Lupi. Il lavoro legislativo va avanti insieme a quello della task force del Ministero delle infrastrutture che deve individuare gli interventi che possono utilizzare da subito i 10 milioni messi a disposizione al 2013 al 2015. Al contrario, la legge speciale dovrebbe servire per interventi di lungo respiro.
La prima bozza è stata preparata dal senatore Stefano Esposito dopo la riunione con un gruppo di parlamentari piemontesi al Ministero, la settimana scorsa. Il testo, che riprende un’idea dell’ex deputato Pdl Osvaldo Napoli, recepisce le richieste dei sindaci Sì Tav che in questo momento sono portate avanti da Gemma Amprino, sindaca di Susa; Renzo Pinard, sindaco di Chiomonte e Antonio Ferrentino, sindaco di Sant’Antonino e consigliere provinciale Pd, unico amministratore valsusino di questo partito ad essersi schierato apertamente a favore dell’opera. La riunione di Bussoleno, contestata dai No Tav per la presenza di Esposito, e quasi disertata dagli amministratori democratici, serviva proprio per raccogliere dal Pd locale le proposte e illustrare la prima bozza di legge.
La legge speciale è divisa in due parti. La prima tratta dell’utilizzo delle compensazioni per i cantieri della Torino-Lione; la seconda dell’istituzione della zona franca in valle di Susa.
Il presupposto è il riconoscimento che i cantieri di Susa e Bussoleno per il Tav (oltre che quello di Chiomonte) creeranno “effetti penalizzanti” tali da dover essere compensati da “una serie di interventi in favore dei comuni, della popolazione e del tessuto delle imprese industriali, commerciali, agricole e artigiane, incluse quelle turistiche”.
Ma è chiaro che, se la proposta di legge dovesse passare, con le agevolazioni in favore delle imprese che si applicherebbero dal 1 gennaio 2014 e fino al 31 dicembre 2025, per questo territorio si apre una prospettiva economica che, usando come scusa il Tav, va al di là delle semplici “compensazioni” per i disagi patiti dai cantieri. Dieci anni di tasse zero trasformerebbero la valle in un paradiso fiscale in grado di fare spostare sedi di imprese da Torino e da tutto il Piemonte.
Per quanto riguarda la parte sulle compensazioni che per ora dovrebbero ammontare a soli 142 milioni (di cui 10 erogati nei primi tre anni), la legge propone una dotazione di 550 milioni da destinare a una cinquantina di comuni della valle di Susa per la salvaguardia dell’ambiente, il riequilibrio e la riqualificazione urbana. I soldi saranno erogati da uno speciale fondo presso il Ministero dell’economia e delle finanze, il Fondo per la salvaguardia dell’ambiente, il riequilibrio ambientale e la riqualificazione urbana nei comuni della valle di Susa, con una dotazione finanziaria di 50 milioni di euro per ciascuno degli anni dal 2014 al 2025.
Le risorse del fondo sono destinate ai Comuni, nel rispetto della ripartizione di cui al comma 4, per la copertura finanziaria di: interventi per la salvaguardia ambientale, idrogeologica e idrica, della linea ferroviaria ad alta velocità; spese per la manutenzione, il risanamento, la conservazione e il recupero dei beni architettonici e artistici e del patrimonio edilizio pubblico; spese per la realizzazione di interventi di miglioramento del decoro, dei servizi e della qualità dell’arredo urbano; spese per la manutenzione e il miglioramento della rete stradale di competenza e della rete di trasporto pubblico; spese per il miglioramento e la diffusione della rete di comunicazione a banda larga; la realizzazione di infrastrutture e di servizi per la promozione turistica e culturale del Comune e di siti specifici di interesse turistico e culturale presenti nel territorio; riduzioni dell’imposta municipale sull’abitazione principale dei residenti;
Le risorse del fondo non sono computate nell’ambito del Patto di stabilità.
Poi, la parte sulla zona franca. Su questa possibilità è in corso la ricognizione presso l’Unione europea attraverso l’interessamento dell’eurodeputato Sergio Cofferati. Perché l’istituzione di una zona franca deve essere autorizzata dall’Ue. Una questione non di semplice soluzione, anche perché, se l’Ue dovesse recepire la richiesta per la valle di Susa presenterebbe il fianco a una proposta analoga per la Savoia e per tutti gli altri territori interessati da cantieri di infrastrutture finanziate dall’Unione.
La zona franca è comunque prevista dal nostro ordinamento anche per lanciare la reindustrializzazione di alcune aree svantaggiate ed è stata lanciata dal governo Prodi nel 2006. Poi è stata rilanciata dal governo Monti con il decreto sviluppo. Attualmente sono previste 44 “zone franche urbane”, concentrate soprattutto nel meridione.
Per la valle di Susa la proposta di legge prevede di istituire una zona franca con agevolazioni in favore delle imprese che si applicano dal 1 gennaio 2014 e fino al 31 dicembre 2025. Per favorire la zona franca è istituito nello stato di previsione del Ministero dello sviluppo economico un apposito fondo con una dotazione di 100 milioni di euro per ciascuno degli anni dal 2014 al 2025.
Le agevolazioni sono riconosciute alle piccole e microimprese che iniziano, nel periodo compreso tra il 1° gennaio 2014 e il 31 dicembre 2025, una nuova attività economica nella zona franca della valle di Susa.
Si tratta di. esenzione dalle imposte sui redditi per i primi cinque periodi di imposta. Per i periodi di imposta successivi, al 2020, l’esenzione è limitata fino al periodo d’imposta 2025; esenzione dall’imposta regionale sulle attività produttive, per i primi cinque periodi di imposta, fino a concorrenza di euro 50.000, per ciascun periodo di imposta; esenzione dell’imposta municipale sugli immobili; esonero dal versamento dei contributi sulle retribuzioni da lavoro dipendente, per i primi cinque anni di attività.
Per le imprese già operanti in valle di Susa sono riconosciute le seguenti agevolazioni: attribuzione di un credito d’imposta per investimenti; riduzione dell’imposta regionale sulle attività produttive, fino a concorrenza di euro 100.000, per ciascun periodo di imposta; riduzione dell’Imu dal 2014 e fino al 2025.