da NuovaSocietà – di Andrea Doi – Mario Virano torinese dell’anno 2012 perché uomo del dialogo tra chi vuole l’alta velocità e chi invece la combatte da oltre vent’anni.
Dai fatti parrebbe proprio di no. Eppure questa è una delle motivazioni che la Camera del Commercio di Torino ha usato per “giustificare” l’assegnazione del premio: «Per aver coordinato con equilibrio e autorevolezza la realizzazione dell’asse ferroviario Torino-Lione, avviandone il cantiere, legittimando il metodo del confronto con le istanze locali e privilegiando l’ascolto, senza perdere di vista l’obiettivo strategico della costruzione di un’infrastruttura secondo gli standard europei contemporanei, in grado di contribuire efficacemente alla competitività del territorio e dell’Italia».
Ragioni che non convincono. Già, perché il presidente dell’Osservatorio sul Tav, che è anche commissario straordinario per il Governo per la Torino-Lione, nonché presidente della Conferenza Intergovernativa, dal 2010 non dialoga più con le amministrazioni che non vogliono la grande opera e che in Valle sono circa 23 ovvero la maggioranza.
Dal 2010 dicevamo, cioè da quando, l’8 gennaio, il governo, targato Silvio Berlusconi di fatto chiuse la porta in faccia alle amministrazioni locali e alla comunità montana.
8 gennaio 2010: un dialogo solo con chi vuole il Tav
Scrivono dal governo dopo l’incontro tra l’allora Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Gianni Letta e Mario Virano: «Constata che la nuova Comunità Montana, con riferimento alla nuova linea Torino Lione – non si connota con un profilo di sensibilità politico istituzionale idoneo a rappresentare il pluralismo delle Comunità locali presenti sul territorio».
Posizione avvallata, se non addirittura consigliata, dal presidente della Regione Piemonte Mercedes Bresso e da quello della Provincia Antonio Saitta. Non solo. Per il governo i Comuni «dichiarino esplicitamente la volontà di partecipare alla miglior realizzazione dell’opera».
Tradotto: chi non è d’accordo con l’opera, o chi ha dei dubbi, era escluso dall’Osservatorio. Fine, così, se mai c’era stato, del dialogo e «aumento della conflittualità in Val di Susa», come spiegano il consigliere regionale Davide Bono del Movimento Cinque Stelle e il senatore pentastellato Marco Scibona.
È storia ormai. Mario Virano non evita che questo accada e l’unico dialogo che lui instaura, dicono oggi dal movimento No Tav, è con chi vuole la Torino-Lione.
L’8 gennaio 2010 dunque diventa «la data spartiacque» in questa maledetta vicenda. E nonostante Sandro Plano, presidente della Comunità Montana a poche ore dall’annuncio del governo ritenga «un fatto grave quanto stia avvenendo» e si levino molto proteste e dubbi sulla obiettività dell’Osservatorio, nulla cambierà.
L’uomo che se ne lavò le mani
Alla notizia che per il 2012 Mario Virano sarà il torinese dell’anno, Bono e Scibona esprimono i loro dubbi: «Le motivazioni lasciano sorpresi e perplessi in considerazione che quest’uomo del “confronto” e “dell’ascolto” nulla fece al tempo della cacciata dal “suo Osservatorio” della Comunità Montana Val di Susa e Val Sangone e dei Sindaci che preventivamente non avessero accettato l’opera – scrivono in una nota i due esponenti del Cinque Stelle – Tale data rappresenta lo spartiacque dell’aumento della conflittualità sociale nella Valle che vide esclusa ogni sua rappresentazione all’interno dell’Osservatorio stesso».
Poi i due esponenti di M5s ricordano che il futuro “torinese dell’anno” non solo non fece nulla per evitare “la cacciata”, ma non impedì neppure che alcuni personaggi finissero nella stanza dei bottoni della Torino-Lione: «Non è confortante che il predetto premio venga attribuito al medesimo uomo che – aggiungono – nulla ha fatto per impedire la nomina dell’ingegnere Ercole Incalza alla guida della Task Force Torino Lione, soggetto iscritto nel registro degli indagati per le vicende del Tav fiorentino, ipotesi di reato, tra le altre, associazione a delinquere».
Nessuno accusa Virano di essere la grande mente della “cacciata”, dunque, ma, come detto, di non aver fatto nulla per tenere in piedi il famigerato dialogo, lavandosene le mani. E visto che ormai sono passati diversi anni dal 2010, Scibona e Bono rinfrescano ulteriormente la memoria: «A proposito di “persone male informate” sicuramente l’uomo Virano si è dimenticato del comunicato stampa di Palazzo Chigi nonchè della circostanza che l’Osservatorio nacque nel 2006 ed includeva anche l’opzione zero, ossia l’ipotesi di non fare l’opera». Anche uno dei suoi presunti fiori all’occhiello, l’ormai famoso patto di Pracatinat in realtà venne firmato solo da lui e da nessun amministratore valsusino.
Un mago Otelma con l’elmetto
Logicamente sul famigerato dialogo hanno da ridire anche dal movimento No Tav.
«Quello continua a credersi un innovatore come Cavour e invece assomiglia al divino Otelma, il mago delle trasmissioni televisive – commenta Lele Rizzo del movimento No Tav – se la dimostrazione del suo dialogo è la maniera con cui ha gioito sui giornali e in televisione quando con l’inganno e con un blitz di polizia è arrivata la talpa, abbiamo detto tutto. Il suo è un dialogo con l’elmetto».
«Purtroppo in Italia non esiste una legge che prevede che persone come Virano o Bertolaso – continua Rizzo – che muovono di fatto miliardi di euro quando si scoprirà che era tutto un grande bluff, non pagheranno mai di tasca loro, né a livello giudiziario né soprattutto a livello economico».
Infatti i commissari governativi straordinari mai, come si è visto nel casi del G8 alla Maddalena in Sardegna e dell’Aquila dopo il terremoto, finisco per aprire il portafoglio e restituire il denaro
Un Premio alla fedeltà
Insomma domenica è il grande giorno, tra rulli di tamburo e squilli di tromba Mario Virano riceverà il premio dalle mani del presidente della Camera di Commercio Alessandro Barberis, durante una cerimonia che vedrà come protagonisti 366 lavoratori i quali verranno insigniti del premio fedeltà al lavoro, dedicato a chi ha svolto almeno 35 anni di attività imprenditoriale e di servizio nella stessa azienda.
Quale migliore palcoscenico per un uomo che ha dimostrato più volte la sua fedeltà al Tav.