È di ieri la notizia del convegno “Il treno del green deal” organizzato al Castello di Novara a cui hanno partecipato il Presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio, l’assessore all’Ambiente Matteo Marnati e a distanza l’assessore ai Trasporti Marco Gabusi.
Il convegno ha battuto parole di ferro principalmente su due punti: la fantomatica direttrice ferroviaria Lisbona-Kiev e la gigantesca bufala che con il Tav Torino-Lione si raggiungerebbe l’abbattimento dell’inquinamento atmosferico prodotto dai gas di scarico che oggi producono i camion che trasportano le merci oltralpe.
Ma il dato più inquietante è quello per cui Cirio sostiene che ci sia la necessità di cominciare dai banchi di scuola per spiegare ai ragazzi l’importanza del viaggio su rotaia e di quanto sia idilliaca la favoletta “il treno inquina meno del camion”. E se in linea di logica generale è certamente un’affermazione corretta, il Presidente Cirio si dimentica volutamente di indicare che per costruire il Tav Torino-Lione le emissioni di Co2 sono estremamente fuori misura. Come indicato benissimo anche dalla Corte dei Conti Europea nella relazione dello scorso giugno, che demolisce le stime di progetto, indicando il livello delle merci sovrastimato e quello delle emissioni per la costruzione della linea sottostimato, tanto che – sempre la Corte dei Conti Euoropea – indica che ci vorranno almeno 50 anni dal termine della grande opera per rientrare dell’inquinamento prodotto durante la costruzione della linea ferroviaria.
Inoltre sempre il Presidente Cirio e la cricca Sì Tav, omette di buon grado il fatto che esiste già una linea ad alta velocità, mista per passeggeri e merci che, per quest’ultima, è utilizzata ad oggi solo al 20% della sua capacità.
Senza un briciolo di vergogna Cirio è ritornato a parlare della direttrice Lisbona-Kiev, pur essendo più che consapevole che tale direttrice è solo un’idea eterea poiché il Portogallo ha fatto baracche burattini ed è uscito dal progetto Tav già nel 2012 (ben otto anni fa) e l’est europeo fino a Kiev non ha nemmeno preso in considerazione l’idea di una linea ferroviaria ad alta velocità.
Sembra un costante viaggio avanti e indietro nel tempo. Potrebbe essere il 1991 (29 anni fa) quando La Stampa con un articolo firmato da Beppe Minello titolava cubitale “Treni ad Alta Velocità subito o sarà tardi” oppure potremmo tornare a “Binario Morto” quando Luca Rastello e Andrea De Benedetti, nel 2012 (8 anni fa) erano partititi, con un pacco di caffè, in viaggio da Lisbona per dirigersi a Kiev e scoprire che per migliaia di chilometri non solo non si discuteva nemmeno di treni ad alta velocità, bensì non esistevano nemmeno progetti o progettucoli in tal senso.
Oggi, inoltre, provano a giocarsi la carta “Green Deal” e lo fanno mettendo di mezzo gli studenti proprio perché nell’ultimo anno e mezzo, con la nascita del movimento Fridays For Future e degli importanti contenuti sollevati inizialmente da Greta Thunberg e poi abbracciati da milioni di giovani e giovanissimi, il rispetto e la tutela dell’ambiente sono diventati oggetto di grande discussione tra quelle che sono le nostre generazioni del futuro.
Così, sempre ieri, arriva anche Mauro Virano a dire la sua, tutto giulivo esulta dietro alla conquista per il progetto Tav Torino-Lione del “marchio” Green Deal, proprio come fanno i ragazzini davanti ad un’esilarante buona notizia. Peccato che quello che di nuovo questi stanno cercando di vendere alla popolazione e ancor peggio ai giovani, linfa di questo Paese, è ben più grave di inutile fumo, bensì sono visioni vecchie e spregiudicate.
Andare in una scuola e raccontare che il treno inquina meno del camion è una semplificazione estremamente grave se utilizzata per strumentalizzare i giovani. Forse questi barbagianni dovrebbero anche dire che sono trent’anni che parlano di urgenza ogni volta che qualcuno di nuovo conquista la poltrona politica più alta, ma che poi questa urgenza si arena una volta stanziati i fondi alle ditte appaltatrici che, guarda un po’, non solo sono quasi sempre in mano ai soliti grandi gruppi edili, ma in più, diverse volte, alcune delle aziende sono state successivamente stralciate poiché colluse con la ‘ndrangheta.
E nel mentre che questa cricca di vecchi borbottoni continua a battere su idee vetuste, il Pianeta ci dice che abbiamo solo più 11 anni, per prendere una direzione netta verso l’abbattimento dell’inquinamento atmosferico. Insomma non si possono utilizzare retoriche di discorsi puri come quelli portati in piazza dai giovani del Fridays For Future, per vendere la storiella che il Tav non inquina. Soprattutto in un momento come questo con l’emergenza sanitaria che spinge come un moloc di fronte ad una sanità pubblica e territoriale depredata da chi sceglie di stanziare miliardi di euro in una grande opera che metterà a serio rischio la salute, fregandosene totalmente dell’urgenza espressa da chi lavora nel settore medico sanitario, che urla ad una maggiore prevenzione. Come si possono prevenire malattie respiratorie se per 30anni si effettuano lavori inquinanti, si spostano materiali contaminati come lo smarino e lo si fa in più con metodi di controllo definiti “alla chetichella”.
Ma il ritornello di Cirio non si ferma solo alle bubbole anti inquinamento, il fenomeno continua sulla follia del vantaggio per il mondo del lavoro. Peccato che ormai sia chiaro anche ai sassi della Val Clarea, che non esisterà alcun incremento lavorativo reale per nessuno, se non per le mafie del tondino e del cemento. Anche perché – e sono i dati a dirlo – il commercio transfrontaliero è in netto calo da vent’anni, come ben evidenziato sempre dalla Corte dei Conti Europea che definisce sovrastimato il calcolo delle percentuali di merci che necessitano del passaggio oltralpe.
E se per un soggetto come Mauro Virano, che nel 1948 aveva quattro anni e i treni al tempo viaggiavano ad un massimo di 90 km/h e la poesia dell’immaginario poteva anche spingere verso l’idea di un treno supersonico per andare ovunque, visto che nel primo dopoguerra i mezzi erano veramente limitati, i giovani di oggi hanno solamente poco più che una manciata di anni per spingere il mondo politico verso una netta presa di responsabilità per un serio utilizzo delle – ormai poche – risorse che il nostro Paese dispone.
Non lasceremo il partito unico del TAV indottrinare ragazzi e ragazze senza che sia possibile ascoltare una voca contraria. Se pensano di poter fare una tranquilla passerella aziendale nelle scuole possiamo già promettere che le cose andranno ben diversamente e saranno gli alunni in prima persona a ribellarsi a questa teatrino per pretendere un’informazione corretta.