Condividiamo molto volentieri le parole di un giovane No Tav della Valsusa a proposito delle deliranti dichiarazioni fatte domenica scorsa dal Sig. Maurizio Molinari durante il talk shaw “Mezz’ora in più” in onda su Rai 3.
Buona lettura!
“Ci tenevo solo a dire 2 parole, in quanto mi sono sentito particolarmente toccato da ciò che si è sentito l’altra sera su la 7, in cui il movimento notav è stat* accostat* agli squadristi infami di Roma, che hanno attaccato la sede della CGIL (link in fondo).
Il movimento no tav non è composto da terrost* e non è quello che tutta questa malainformazione cerca maldestramente di raccontare.
Il movimento notav è l’esempio di resistenza e di comunità più bello si possa vedere al giorno d’oggi. Composto da un insieme di personalità estremamente eterogenee tra loro, in cui è possibile trovare persone lontane dalla politica, anarchici, pacifisti, comunisti, cattolici, ambientalisti, moderati e persone di qualsivoglia orientamento politico che sono state capaci negli anni di coordinarsi e auto-organizzarsi per portare avanti una lotta comune, che non è solo opporsi ad un’opera ecocida, ma di partire da essa per contestare tutto l’attuale modello di sviluppo e il sistema economico che la ha progettata e che ancora oggi devasta il pianeta, aumenta le disuguaglianze e sfrutta ambiente e persone in nome del profitto.
Ciò che succede ed è successo negli anni in valsusa è proprio conseguenza di ciò che esponenti, personaggi pubblici e direttori di giornali come Molinari hanno sempre scritto e raccontato, creando un’informazione unidirezionale e portando un’intera popolazione rimasta inascoltata e senza voce a dover scegliere tra l’autodifesa, con i rischi che ne derivano o l’inettitudine e la rassegnazione, scegliendo fortunatamente la prima opzione.
Abbiamo da sempre avuto tutte le ragioni dalla nostra parte, che esse siano di natura ambientale, economica, sanitaria, sociale… ragioni che però non sono mai state riportate nella quasi totalità dei giornali, o per cui qualcun* di noi ha mai avuto modo di discutere apertamente in qualche trasmissione tv (se non da vari rappresentanti politici che parlavano delle rivendicazioni notav soltanto alla ricerca di consenso elettorale, ma che col movimento non hanno nulla a che fare).
Il popolo notav, è composto da student*, scienziat*, legali, artist*, scrittor*, lavorator* e molte altre categorie che proprio a causa di questa assenza di spazio mediatico, da 30 anni cercano di veicolare informazione come possono facendo, cene, eventi, concerti e iniziative culturali 365 giorni l’anno, senza che questo sia mai emerso da la Repubblica o nessuna testata giornalistica, che invece, non perde tempo a scrivere titoloni ogni volta che per contrastare l’ennesimo allargamento o nuovo cantiere ci troviamo costrett* ad opporci come possiamo, mettendo in mezzo i nostri corpi e rischiando anche il nostro futuro e la nostra incolumità (che a differenza dei 2 carabinieri presenti a Roma senza muovere ciglio, da noi non si fanno problemi a manganellare, sparare lacrimogeni ad altezza d’uomo o usare idranti urticanti su chiunque gli passi a tiro).
Se anziché andare in TV a sproloquiare riguardo a chi sono secondo voi i notav (anche in contesti in cui obbiettivamente non c’entra nulla) faceste un’informazione trasparente, riportando dati concreti e imparziali su ciò che la costruzione di quest’opera implicherebbe, la gente potrebbe farsi un’idea propria e non avrebbe nessun dubbio su quale sia la parte giusta della barricata, che anzi, se così fosse, non ci sarebbe mai neanche stato il bisogno di crearne.
La questione è che qui si parla della seconda opera più costosa d’Europa (quasi 9 mld. di euro) legata di conseguenza ad interessi troppo grandi per essere fermati da una valle di montanari incazzati. La questione è che TELT (azienda italo-francese nata apposta per la realizzazione dell’opera, finanziata esclusivamente con soldi pubblici) spende ogni anno centinaia di migliaia di euro per pagare le madamine e per comprare spazi nei giornali e nei mezzi d’informazione, arrogandosi il diritto di decidere quali contenuti vadano bene, quali no, e quale taglio questi debbano avere, non parlando così mai di dati ma mantenendo ancora oggi la sola narrazione, portata in questo video dal direttore della Repubblica, dei notav cattivi nostalgici degli anni ’70, simili ai fascisti, che si fanno menare e denunciare per sport perché si divertono ad usare la violenza.