“Per l’Italia l’alternativa al Canale di Suez sono la Via della Seta ferroviaria e il Corridoio Mediterraneo (TAV)” Questa la profetica sentenza del Mada-Mino-Giachino diffusa lunedì 29 marzo dall’ANSA, ripresa dal Corriere dei Piccoli ma rifiutata da Lercio (inspiegabilmente).
“E lui o non lui? Certo che è lui!”. Riecheggia nelle orecchie il tormentone di Ezio Greggio, pensando al mitologico ex sottosegretario alle Infrastrutture e Trasporti. Sì lui, famoso per il suo infaticabile impegno a favore della Torino-Lione (oltre che la pluridecennale frequentazione in ogni sorta di associazione o confraternita di quell’autotrasporto che vive prevalentemente di sussidi e prebende pubbliche). Proprio lui che, insieme alle madamine (oggi desaparecide), inscenò uno dei più strepitosi fuochi di paglia della politica italiana a favore della salvifica grande opera transalpina. E’ già Storia che la salottiera iniziativa, durata meno di una stagione, fu travolta dallo straripante 8 dicembre 2018 del Movimento No Tav a Torino.
Ma a seguire le cementizie saggezze oggi profuse dal Mada-Mino-Tauro (metà Giachino e metà autoarticolato) c’è da perdersi in un labirinto.
Ecco quanto il nostro berlusconiano di complemento dichiarava tronfio, appena 6 anni fa (6 agosto 2015), in occasione dell’inaugurazione del “raddoppio del Canale di Suez che consentirà alle mega navi porta containers in arrivo dall’Estremo oriente di dimezzare i tempi di attraversamento del Canale e consentirà il raddoppio delle navi che vi passeranno e che porteranno le merci prodotte in Oriente e dirette all’Europa e al contrario porteranno le merci prodotte dall’Europa verso l’Oriente”.
Sempre Giachino, sempre Suez. Che ieri ci diceva essere la principale via del commercio Europa-Oriente e oggi ci dice invece sia da abbandonare e sostituire con “la Via della Seta ferroviaria” (probabilmente intessuta a mano da qualche caritatevole neo-madamina).
Nel frattempo la Ever Given è stata disincagliata e i traffici a Suez hanno ripreso a fluire. Al povero Mino, genio incompreso, non resta che architettare la prossima mossa – definitiva – per salvare Torino dal declino: decuplicare l’alveo del Po da Porto Tolle alla sabauda capitale, adattarlo alla navigazione delle meganavi portacontainer e giustificare – finalmente – quella boiata pazzesca del TAV Torino Lione.
“Torinesi! Il futur-ino sta arrivando!” (…risate, sipario…)