Imbarazzante. Difficile definire in altro modo il teatrino messo in piedi ieri dal Presidente della Regione Cirio sulla Torino – Lione. Doveva essere la grande riunione che avrebbe ricompattato il fronte Sì Tav dietro il Presidente, a cui Chiamparino e le madamine hanno regalato gentilmente la vittoria l’anno scorso proprio concentrando la campagna elettorale sul nodo della grande opera inutile. Ma tra i forfait, quelli che avevano altri impegni, quelli che si sono offesi e quelli che non vogliono spartirsi il pane con Cirio dopo la gestione disastrosa della crisi sanitaria, l’iniziativa si è trasformata in un boomerang.
Non gliene va bene una in questo periodo ai promotori dell’opera.
In questo contesto Cirio non ha niente di meglio da fare che rilanciare la proposta dei commissari per le grandi opere. Niente di nuovo sul fronte occidentale, sono mesi che questa pantomima dei commissari va avanti. Con la scusa di sburocratizzare gli iter delle infrastrutture (va ricordato che il TAV non è mai uscito dalla legge obbiettivo) e di avere quindi meno vincoli al procedere della cementificazione, si propongono poltrone lautamente pagate da riempire. I commissari quindi da modello emergenziale, dovrebbero diventare la normalità. Un modo per deresponsabilizzare la politica dagli abusi materiali ai danni dei cittadini. Il “modello Genova” lo chiamano, sorvolando però sui presupposti che hanno portato alla tragedia del Ponte Morandi, cioè il totale disinvestimento nella messa in sicurezza delle infrastrutture esistenti.
Ma chi dovrebbe andare per Cirio a riempire questa poltrona? Prima dice che non importa, che basta che il commissario ci sia e ne andrebbe bene pure uno da Roma, ma poi ovviamente “consiglia” al governo il nome del Prefetto di Torino Palomba, sempre solerte a firmare zone rosse intorno al cantiere.
Dalla propaganda leghista dell’autonomia dei territori e dei loro governi, le camice verdi accettano pure un commissariamento purché ci si possa abbuffare della grande torta del Tav, un segno di questi tempi.
Una nomina del genere è altresì una sintesi quasi grottesca di come viene concepita questa grande opera inutile: l’ennesima dimostrazione delle porte girevoli che ci sono tra sistema TAV, politica e istituzioni, tanto per iniziare.
Queste porte girevoli le avevamo già viste all’opera poco tempo fa quando Antonio Rinaudo, dopo anni di servizio in magistratura nella caccia al NO TAV, è stato premiato con una sedia nell’Unità di Crisi regionale per la gestione della pandemia: i risultati sono davanti gli occhi di tutti. Adesso Cirio vorrebbe mettere un prefetto a fare il “poliziotto” del TAV. Evocazione materiale del paradigma militare e di occupazione con cui viene imposto il progetto agli abitanti della Val Susa.
Ci immaginiamo già la marcetta in sottofondo e il Prefetto, Commissario, Plenipotenziario Comandante del Tav a dirigere personalmente le truppe nel fortino per il saccheggio.
Ogni volta che Cirio ne spara una, qualche piemontese in più capisce cosa c’è dietro al sistema TAV.