E’ stata la nostra migliore gioventù ad indire una manifestazione cittadina il 3 ottobre per contestare l’attuale governo approfittando dell’occasione politica di una tre giorni di facciata, tra governatori delle Regioni , capo dello Stato , ministri e capo del Governo. Una chiamata alla partecipazione aperta a tutti , con l ‘invito di esserci , con le proprie bandiere, le proprie parole d’ordine , i propri slogan , per portare avanti una visione diversa del mondo da quella discriminatoria e climaticida propagandata ed attuata da chi ci governa.
Una grande occasione anche a livello di comunicazione accolta da una Torino da tempo repressa e sfiduciata , in cui gli apparati di Polizia soffocano qualsiasi forma di dissenso trasformando la protesta in questione di ordine pubblico.
Una logica che non promuove certo la partecipazione popolare e criminalizza i più fragili come i più giovani, cerca di annientarne lo spirito di resistenza e libertà, gli ideali di cambiamento , le pratiche di autogestione e socializzazione.
In una Torino blindata e militarizzata, in cui tutto il Centro cittadino è stato dichiarato “zona rossa”e isolato per consentire una passerella istituzionale fine a se stessa, sono stati principalmente i giovani a portare avanti una rivendicazione di cambiamento e di richiesta di ascolto, senza fermarsi di fronte a nulla , neanche all’ennesimo uso della forza illegittimo ed eccessivo da parte della polizia, come riconosciuto anche da Amnesty Internescional.
Chi protesta vuole farsi sentire , non lo fa per testimoniare ma per cercare cambiamento , per produrre contenuti alternativi, per farsi ascoltare da chi il potere lo esercita e sono queste le motivazioni che hanno spinto ieri i manifestanti ad esserci ed a cercare di raggiungere il parlamento subalpino nonostante le cariche , i manganelli, le vessazioni , i calci e gli spintoni.
Una violenza delle forze di polizia spesso sperimentata in Val di Susa come nei primi maggi metropolitani, tanto ingiustificata quanto ingiusta.
Una violenza che non può che essere respinta al mittente così come le minacce di ritorsioni giuridiche a danno dei manifestanti o l’etichettamento degli stessi o di alcuni di loro come colpevoli a prescindere.
In conclusione non solo solidarietà a chi ieri era in piazza ma la più ampia condivisione ai contenuti della protesta ed alle pratiche di lotta attiva.
Movimento No Tav.