Riceviamo e pubblichiamo volentieri il contributo di alcuni deputati e senatori in solidarietà ad Emilio
Emilio Scalzo in queste ore sta attendendo, circondato dalla solidarietà e dall’affetto di coloro che hanno avuto la fortuna di conoscerlo, la pronuncia della Corte di Cassazione in merito alla richiesta della sua consegna avanzata dalle autorità francesi attraverso un mandato di arresto europeo. Emilio, nato in Sicilia e trasferitosi da ragazzo in Val di Susa, negli anni ha dedicato il suo impegno al Movimento No Tav che resiste ormai da più di trent’anni alla devastazione di un territorio minacciato da un’opera inutile e dannosa qual è il Tav Torino-Lyon, opera che, se realizzata, avrebbe conseguenze irreversibili oltre che sull’ambiente anche sulla salute di chi abita quei luoghi.
Solidarietà e accoglienza sono elementi centrali nel Movimento No Tav i cui attivisti si sono dovuti confrontare con un altro abominio dei nostri tempi: il respingimento di chi fugge da fame e miseria, guerra e torture.
A Emilio viene contestato, dal Tribunale di Gap, il reato di violenza aggravata nei confronti di un gendarme francese, il 15 maggio 2021 a Monginevro, durante una manifestazione in solidarietà con i migranti, molti dei quali sono morti e continuano a morire nel tentativo disperato di attraversare la frontiera. Il processo in Francia non è ancora iniziato, la consegna è stata richiesta come misura cautelare, Scalzo quindi non ha ancora avuto modo di difendersi rispetto ai fatti che gli vengono ascritti.
Sulla base del mandato europeo, il 15 settembre 2021, Emilio è stato arrestato e trasferito nella Casa Circondariale Lo Russo e Cotugno di Torino. Il 16 settembre 2021, in sede di audizione, ha dichiarato di non prestare il proprio consenso alla consegna e di non rinunciare al principio di specialità. In data 23 settembre 2021, la custodia in carcere è stata sostituita con gli arresti domiciliari tuttora in corso di esecuzione.
Stupisce che uno strumento fortemente repressivo come quello della consegna ad un altro Stato, peraltro in assenza di una sentenza irrevocabile – ed è la Corte di Appello di Torino che precisa che in caso di condanna Scalzo sconterà la pena in Italia – sia utilizzato per reati minori e in assenza, per quel che è dato sapere, di esigenze cautelari di particolare pregnanza. Emilio è molto legato alla sua famiglia, a sua moglie e a sua figlia, e ha altri procedimenti in corso in Italia ai quali ha interesse a presenziare, pertanto, se consegnato subirebbe la vessazione di essere allontanato dai suoi affetti senza che ce ne sia alcuna necessità.
Dopo la pronuncia della Corte di Appello Torino del 1 ottobre scorso, che ha accolto la richiesta di consegna, si attende dunque l’esito del ricorso in Cassazione. Ci chiediamo se sia legittimo consegnare un cittadino italiano che deve essere giudicato nel suo Paese in altri procedimenti; perchè il criterio della gravità del reato, sul quale si fonda la decisione della Corte, non sia stato contemperato con gli altri parametri indicati dalla giurisprudenza di legittimità che avrebbero dovuto essere presi in considerazione nella valutazione dell’opportunità o meno di effettuare la consegna; se una decisione che ha conseguenze tanto importanti, anche soltanto sotto il profilo giudiziario – i processi in cui è indagato o imputato Scalzo in Italia sarebbero sospesi per legittimo impedimento dovuto all’esecuzione del mandato di arresto europeo, pur essendo in gradi o stadi di giudizio più avanzati rispetto al procedimento francese che ancora non ha avuto inizio – e che incide così profondamente sulla vita di una persona, possa essere adottato in relazione a reati che non hanno una particolare rilevanza penale e in circostanze in cui non emerge una chiara necessarietà. Nell’attesa che tali dubbi vengano sciolti, non possiamo che manifestare tutta la nostra solidarietà e vicinanza a Emilio, alla sua famiglia e a chi con lui ha condiviso il percorso.
Matteo Mantero, senatore
Doriana Sarli, deputata
Virginia La Mura, senatrice
Paola Nugnes, senatrice