
Lunedì 31 marzo ci sarà la sentenza del Processo Sovrano che vede 28 imputati di cui 16 accusati di associazione a delinquere, compagni e compagne che da decenni si spendono nelle lotte e partecipano alle esperienze politiche e sociali di Askatasuna, Movimento No Tav e Spazio Popolare Neruda.
88 anni di carcere e oltre 7 milioni di euro sono le richieste da parte della Procura, sulla base delle indagini prodotte dall’ormai promosso Carlo Ambra (qui un approfondimento sulla sua carriera https://www.infoaut.org/…/lex-capo-della-digos-che-ha… ) dopo anni di intercettazioni, pedinamenti, soldi pubblici buttati per architettare un teorema che mette sotto accusa il senso stesso della militanza politica.
Il vero imputato in aula è il conflitto sociale.
La vicenda è piuttosto indicativa di vari aspetti che riguardano non solo i movimenti sociali, ma i mutamenti della società, della giustizia dei tribunali e più in generale delle democrazie borghesi.
La partita che si gioca è importante, non solo per chi vede messa a rischio la propria libertà, la partita che si apre è la possibilità stessa di organizzarsi e resistere a fronte di uno scenario di guerra, di crisi sociale ed ecologica, di restringimento della libertà di dissenso.
Si dovranno mettere il cuore in pace, la sentenza di questo processo non sancirà la fine di nessuno dei percorsi di lotta e delle preziose esperienze messe sotto accusa. Anzi, renderà ancor più chiara la prospettiva: associarsi per resistere perché la libertà o è collettiva o non è. E lucidamente andar avanti, per conquistare orizzonti di emancipazione.
Qui tutta la vicenda su https://associazionearesistere.org/