Abbiamo ormai capito che essere notav significa avere un occhio di riguardo in questo Paese. Ma non per quello che dovrebbe essere, cioè un riconoscimento all’impegno sociale di ciascuno di noi, che s’impegna con passione per altissime e collettive motivazioni.
L’occhio di riguardo è quello che pone la magistratura e quella grande e vasta lobby che vuole il Tav (o che fa parte di una cerchia di potere) e sopratutto vuole indebolire il movimento notav, colpendoci personalmente, uno per uno se potesse.
E questo avviene da tempo con corsie preferenziali al palazzo di giustizia, provvedimenti a dir poco creativi nell’interpretazione delle misure cautelari (fogli di via da alcuni paesi e confini di ogni tipo di fascista memoria) o come è capitato di recente ad uno di noi, vedersi ritirata la patente per mancanza di “requisiti morali”.
Potremmo citare molti episodi, come ad esempio quello dei pompieri segnalati dalla Cisl perchè partecipanti alla manifestazione dell’8 dicembre in divisa
Assurdità di ogni tipo, sproporzionate a qualsiasi azione commessa (estrapolata scientemente dai contesti), con uno zelo che non capita di vedere nel nostro Paese in quasi nessun’altra occasione. Un processo a un notav dura un decimo di quello che avviene comunemente.
Oggi è la volta di Pier Paolo, notav torinese, impiegato all’Università degli Studi di Torino come tecnico informatico e lavoratore dalle capacità riconosciute ed apprezzate da studenti, colleghi e docenti, che si è visto, prima di Natale, recapitarsi una sospensione dal lavoro perché condannato in primo grado per una manifestazione NoTav.
Ora bisogna comprendere che indagati e condannati tra le fila del movimento si contano a centinaia, perchè non abbiamo mai accettato nessuna imposizione e non ci siamo mai arresi a muri e fili spinati, quindi quello che è toccato a Pier Paolo, è accaduto o potrebbe accadere a molti noi, che siano studenti, disoccupati, lavoratori o pensionati.
Con una strana celerità e zelo l’amministrazione centrale ha sospeso Pier Paolo dal lavoro e ora rischia seriamente di perderlo in barba ad ogni forma di garantismo. Ci è capitato raramente di vedere provvedimenti del genere per condanne in primo grado (ma non si era innocenti fino al terzo grado di giudizio) e potremmo citare decine se non centinaia di casi in cui, ad esempio appartenenti alle forze dell’ordine condannati sono rimasti in servizio se non promossi, nè datori di lavoro né amministratori pubblici hanno applicato in questo modo il proprio potere.
Pier Paolo va valutato per il suo lavoro e non per le sue idee o per le manifestazioni a cui partecipa, del resto non è l’università il luogo della critica e della formazione non basata sulle semplici nozioni?
Non sarà che qualche dirigente con poco coraggio ha deciso di emettere un atto così drastico e punitivo (Pier potrebbe perdere il lavoro) magari imboccato da “qualcuno”?
Non lo sappiamo ma sicuramente vogliamo difendere Pier Paolo e chiediamo a tutti e tutte di fare lo stesso e partecipare alle iniziative che saranno indette in sua difesa e in suo sostegno.
Si parte e si torna insieme.
ps: E’ già iniziata una raccolta di firme da parte di studenti e colleghi indirizzata al Rettore per dire che “Pier Paolo ritorni al lavoro”, la trovate qui