di Mattia Fonzi da news-town.it
E’ furente il dibattito pubblico sulla sicurezza della rete ferroviaria italiana dopo il tragico incidente sulla linea Andria-Corato, in Puglia, che ad ora ha causato la morte di 23 persone, con diversi passeggeri ancora dispersi.
Si sta discutendo della mancata costruzione del secondo binario sulla linea, sulle condizioni di viaggio dei passeggeri pendolari, soprattutto nelle aree interne e meridionali del Paese, sulle mancanze profonde della tecnologia, che avrebbero secondo molti causato il disastro pugliese, ancor più che l’esistenza del binario unico.
E si è tornati a parlare dei treni ad alta velocità (tav), dell’opportunità di costruire percorsi veloci e, presumibilmente, più sicuri. Anche se, come hanno dimostrato diversi studi su vantaggi, svantaggi ed economicità dell’alta velocità, non sembra essere questa una scelta strategicamente azzeccata. Anche quando si parla di treni merci, come nel caso della Val di Susa, da più di vent’anni al centro di un braccio di ferro tra potere e popolazione.
Ed a proposito di treni adibiti al trasporto di merci, dopo l’incidente in Puglia è stato inevitabile il ricordo di un altro grande disastro, chiamato “strage”, del quale è caduto da pochi giorni il settimo anniversario: l’incidente ferroviario di Viareggio (Lucca), che il 29 giugno 2009 costò la vita a 33 persone, che perirono alla stazione di Viareggio, in seguito allo scoppio di una cisterna contenente gas gpl.
Anche allora furono tante le critiche alla sicurezza per i passeggeri in viaggio con Trenitalia. Per questo abbiamo incontrato Gloria Puccetti, che con i comitati dei parenti delle vittime di quella strage ha visitato più volte anche L’Aquila, dove ha stretto legame con i parenti delle vittime del terremoto del 2009, e dove è stato fondato un coordinamento nazionale di vittime delle “stragi di Stato”.
L’incidente in Puglia, l’ennesimo sui binari, a sette anni dalla strage di Viareggio.
Ho paura che sia una seconda strage di Viareggio, per numero di morti e di dispersi. E poi ci sono tanti giovani, proprio come allora. Anche se nel caso di Viareggio, come è noto, fu una cisterna – anzi, un ammasso di ruggine, come è stato dimostrato nel corso del processo – a causare il disastro.
Vengono tutelati i tantissimi giovani che ogni giorno salgono su un treno?
Assolutamente no. Si fanno però in compenso investimenti miliardari sull’alta velocità, che riguarda uno stretto numero di persone. E’ arrivata l’ora che non si dicano più menzogne riguardo i treni sui quali viaggiano i nostri figli: non c’è più personale, non ci sono più macchinisti, non c’è più sicurezza. Si rischia la vita ogni volta che si monta su un treno.
Ogni volta, dopo un incidente così grave, la politica parla di commissioni d’inchiesta e sicurezza.
Non dovrebbero accadere questi incidenti, che hanno delle precise responsabilità. Per la sicurezza non si spende più di anni, si risparmia. Noi conosciamo bene la realtà: sentiamo tanti paroloni, che però rimangono tali. Ma intanto i nostri giovani vanno nelle fabbriche, nei cantieri o salgono sui treni, e vengono mandati al macero. Mentre i ricchi benestanti viaggiano in treni più sicuri e confortevoli e possono permettersi avvocati migliori e processi più veloci, il resto del mondo è in difficoltà, sotto ogni profilo.
C’è un senso di impotenza nei confronti dello Stato e dei suoi apparati?
A Viareggio e in tutti gli altri luoghi teatro di stragi, sappiamo bene che la giustizia dobbiamo sudarcela con le unghie e con i denti. Spero non accada anche per l’incidente in Puglia, ma non ci credo molto: i familiari delle vittime vengono trattati malissimo dopo un lutto, e anzi sembra che tutti mirino a proteggere chi ha commesso crimini o chi con la propria condotta ha contribuito ai disastri. All’Aquila, ad esempio, l’essere umano ha davvero dato il peggio di sé, in questo senso.
Per questo l’avete chiamata “strage di Stato”?
Nel nostro caso l’abbiamo chiamata così perché lo Stato non è stata al fianco dei familiari, non costituendosi parte civile. Anzi, l’ex amministratore delegato delle Ferrovie dello Stato Mauro Moretti, è stato addirittura premiato con il Cavalierato da Giorgio Napolitano, ed è passato a Finmeccanica, dove ha preteso uno stipendio doppio rispetto a quando prendeva da capo di Trenitalia.
Teme che in Puglia si verifichino altre ingiustizie?
Per quanto riguarda noi, tra alcune settimane ci sarà la sentenza di primo grado. E poi il secondo grado, il terzo e anche la prescrizione. Ci auguriamo che sia per Viareggio che per l’incidente di due giorni fa prevalga la giustizia. Anche se tutte le volte rimaniamo a bocca aperta vedendo con i nostri occhi come non funzioni questa macchina ingolfata e collusa. D’altronde siamo tanti, e le nostre storie sono tutte simili. Speriamo che questa volta accada davvero qualcosa di diverso, soprattutto dal punto di vista della prevenzione e della giustizia, ma le nostre speranze, purtroppo, non sono molte.