Duecento anni di prigione, è questo quello che vorrebbero per i 53 notav imputati nel maxiprocesso, i pubblici ministeri che compongono la squadretta con l’elmetto che da oltre due anni a questa parte porta avanti la crociata contro il movimento notav.
Duecento anni suddivisi tra 53 persone con richieste minime di 6 mesi e massime di 6 anni, giusto per voler giustificare il termine “maxiprocesso” in tutto e per tutto.
Ce lo aspettavamo dobbiamo ammetterlo e qualcuno di noi incasserà la vincita delle scommesse, non poteva andare diversamente. Il processo nato dagli arresti di due anni fa si è indirizzato da tempo verso questo finale: aula bunker, due udienze a settimana, lo show dei pubblici ministeri, le schedature all’ingresso e altro ancora lo dimostravano.
Oggi ancora una volta le Pm Quaglino e Pedrotta, orfane del duo Padalino/Rinaudo esonerati dallo show finale, hanno dimostrato l’acredine verso i notav con il tentativo di riscrivere i fatti di quei giorni e le vite degli imputati secondo un linguaggio giuridico, sprezzante, a volte offensivo.
Linguaggio che accomuna la procura inaugurata da Caselli tempo addietro, dove dietro una parvenza democratica, cercata nel codice penale, si cela il goffo tentativo di sconfiggere un movimento popolare capace di resistere nel tempo, rafforzandosi e sedimentando sempre nuovi consensi e aderenti.
Anche oggi è stato chiaro: ad essere messo in discussione non è il fatto singolo (utile solo per comminare le pene) ma il senso e le motivazioni che vi sono dietro ai gesti. Certo abbiamo a che fare con una pm che ci dice che “il gesto simbolico è quello di darsi fuoco in piazza” , che giudica i manifestanti come “professionisti della violenza” (anche se i fatti in oggetto sono vanno da una spinta ad un lancio) e che “A molti di loro degli interessi della Valsusa non interessa nulla, sono lì perché vogliono sfogare la loro rabbia”. E ancora, parlando dello sfondamento dall’autostrada con una pala meccanica il 27 giugno”nel momento in cui vedono uscire le fdo i violenti sfogano liberamente i loro istinti primordiali anche se non c’è nessuna ragione…. non c’è alcuna situazione di pericolo, per coloro che si trovano li’, perché la benna ha terminato il suo lavoro, peraltro nessuno si è fatto male, anche perché l’operatore ha lavorato con estrema cautela.”
Ne ha anche per gli amministratori e i politici che hanno testimoniato al processo a favore dei notav, tentando di ricostruire sempre il contesto delle giornate in oggetto, insomma l’unica verità è quella della procura, della digos e delle riprese della scientifica.
Si dice che la storia la scrivono i vincitori, però ci spiace, ma qua non siamo noi ad aver perso, altrimenti non si capirebbe questa voglia di condanne esemplari.
Ma non è da vittime che scriviamo queste parole, anzi. Non è nemmeno solamente l’indignazione generale che vogliamo suscitare, vogliamo dire chiaramente che ogni notav ha messo in conto di rischiare qualcosa di proprio per il futuro di tutti, persino l’idea di vedere il sole a scacchi.
La nostra lotta è fatta da tante piccole cose che messe in comune diventano grandi e riescono a creare momenti come quelli che oggi sono in discussione in un aula bunker, e che qualche magistrato mette sotto accusa pensando di avere la meglio.
Siamo a abituati a marciare sui sentieri di montagna, in salita abbiamo imparato a camminare con il nostro ritmo, fermandoci persino a prendere fiato se serve, non lasciando indietro nessuno, mai.
Siamo gente testarda, che crede in quello che dice e in quello che fa, per questo non saranno sufficienti due secoli di condanne per fermare un intero movimento.
Ai giudici e ai magistrati invece non abbiam nulla da dire se non chiedere loro se sono consapevoli di quello che stanno difendendo ed alimentando, perché sebbene facciano finta di nulla, e di Tav che si dovrebbe parlare, la più grande opera inutile degli ultimi tempi. Chiediamo loro di assumersi tutta la responsabilità di questa crociata, di assumersela ogni volta che un tetto di una scuola crolla o un fiume esonda perché non ci sono i fondi per le ristrutturazioni o gli interventi di messa in sicurezza del territorio, perché la priorità è la Torino-Lione.
Sarà la storia a giudicarci, la storia che tutti insieme, stiamo facendo, con la lotta. Avanti Notav!