di Gabriella Tittonel
Sapori di libertà. Sapori di cibo, di legami intrecciati, di tante cartoline scritte che arriveranno a Chiara, Claudio, Mattia e Niccolò, i giovani amici no tav in carcere con l’accusa di terrorismo. Questi gli ingredienti di una domenica davvero speciale, l’odierna, iniziata al presidio di Venaus con il pranzo condiviso e la raccolta di prodotti locali da far giungere oltre i portoni delle carceri in cui i ragazzi stanno attendendo l’evolversi delle vicende giudiziarie.
“La miglior solidarietà che si può portare a chi finisce in carcere è l’intestardirsi con ancora più tenacia nella lotta.. Negli ultimi tre mesi si è deciso sempre di più…. Per riuscire a dire che l’ostinazione dei no tav non si spaventa davanti ad accuse pesantissime o a multe astronomiche….L’altra metà della solidarietà è fatta di attenzioni, ha il profumo di carta da lettere, il costo di un francobollo, il gusto di un buon cibo cucinato con solidarietà. E’ la parte più timida e nascosta, ma non meno importante. E così un formaggio valligiano, qualche fetta di salame, possono tessere un filo diretto con chi sta fuori e gustandoli, sapendo che è un pensiero dedicato, riuscire ad alleviare la solitudine e dar colore ad una giornata anche dentro le grigie mura del carcere” – questo il testo dell’invito che ha fatto giungere a Venaus tanti amici, che si sono stretti con affetto intorno ai genitori ed i parenti di Chiara, Claudio, Mattia e Niccolò, venuti in valle per l’occasione. Per condividere con loro cibo e parole, sorrisi e sguardi eloquenti della tanta sofferenza e fatica affrontata.
“Ci fa sentire meglio essere qui con voi, abbiamo attraversato mesi difficilissimi, travolti da quanto era accaduto, poi abbiamo iniziato a reagire.. è nata, tra l’altro, l’idea delle lettere” – così ha sottolineato Cristina, la mamma di Mattia, attorniata dai figli, una famiglia splendida la sua, con quel buon profumo di onestà così raro da trovare. Lo stesso profumo colto nei famigliari degli altri ragazzi.
“Come ho saputo di Niccolò? Ero in ufficio, ho sentito una notizia diramata dall’Ansa.. subito ho avuto tanta paura, poi ho cercato di prendere le distanze, ma basta un piccolo particolare per sprofondare nell’angoscia… ma bisogna andare avanti” così ho proseguito Patrizia, la mamma di Niccolò.
I sentimenti espressi sono stati gli stessi di Elvio, il papà di Claudio, dei famigliari, del compagno di Chiara, attraverso l’incontro personale, nel tepore del presidio e nel vento freddo del Cenischia, sentimenti che per le famiglie sono diventate in questi mesi impegno e condivisione di fatica, tensione, ma anche realtà comune per affrontare meglio la situazione.
Nella fredda domenica marzolina c’è stato il pranzo condiviso, ci sono state le tante parole scritte sulle cartoline che arriveranno nelle carceri insieme ai cibi raccolti. E poi, immancabile, c’è stato lo spazio della visita al cantiere della Clarea. Affrontando il sentiero spazzato dal vento e dai tanti passi che in questi anni lo stanno percorrendo.
Passi di genitori, di famiglie, di ragazzi, che si sono sovrapposti ad altri passi precedenti, anche a quelli dei quattro amici in carcere, tanti passi per ribadire il no a un’opera così inutile, devastante e, oggi lo sappiamo, portatrice di morte come quella dell’alta velocità valsusina.
da TG Valle Susa,