da L’Huffington Post – Sandro Plano, rappresentante dei sindaci della Valsusa, questa mattina ha letto la lettera di Giorgio Napolitano al quotidiano La Stampa nella quale il Presidente della Repubblica afferma che attentati come quello al giornalista Massimo Numa – secondo gli inquirenti non riconducibile al movimento No Tav bensì a frange estremiste autonome – snaturano “il legittimo movimento di opinione No Tav” e il “pacifico dissenso”. Plano ha letto quelle parole, rivolte anche agli amministratori della valle come lui che dovrebbero, sempre secondo Napolitano, “superare ogni ambiguità” sugli episodi violenti degli ultimi mesi. E sente crescere la rabbia.
“I No Tav sono pacifici ma per lo Stato ormai siamo soltanto un problema di ordine pubblico. E questi atti di violenza, commessi o meno dai militanti della valle, sono usati dal governo per continuare testardamente a voler costruire la Torino-Lione”. Insieme con gli altri sindaci valsusini, Plano nelle scorse settimane ha inviato una richiesta di dialogo a Enrico Letta: “Non ci ha mai risposto. Quando incontrammo Napolitano ci rimproverò. Ci disse che come rappresentanti istituzionali avremmo dovuto convincere i nostri cittadini sulla bontà della Tav”. E scoppia a ridere. Una risata amara.
Il movimento No Tav afferma che il grave attentato al giornalista de La Stampa non è opera dei valsusini. Quali sono le ambiguità delle quali parla Napolitano?
La protesta No Tav e l’attentato a Massimo Numa sono due mondi non comunicanti. Eppure questo episodio, come tutti gli episodi anomali che avvengono in valle, verrà usato dal governo per affermare che ormai siamo un problema di ordine pubblico. È l’unico argomento che gli è rimasto: la Francia nutre forti perplessità sul progetto e tecnicamente la Torino-Lione ha perso la sua ragion d’essere. E allora il movimento No Tav è utile se diventa un capro espiatorio.
Per “episodi anomali” intende anche gli attentati incendiari a danno delle aziende che lavorano ai cantieri per l’alta velocità?
Noi non sappiamo chi danneggia i macchinari. Ormai l’opinione pubblica, i giornali e la magistratura li attribuiscono automaticamente ai No Tav. Ma io dico che il movimento No Tav ha caratteristiche pacifiche e come amministratori valsusini abbiamo sempre condannato gli atti di violenza.
Dunque non è d’accordo con Erri De Luca quando dice che “la Tav sabotata”?
A noi sindaci non sono piaciute le sue parole.
Esiste allora una spaccatura all’interno del movimento?
Nei grandi movimenti di protesta ci sono sempre diversità di opinione. Siamo venti-trentamila persone contrarie alla Tav, è normale che qualcuno possa addirittura fare il tifo – senza esserne implicato – per il sabotaggio dei cantieri. Ma questo, ripeto, è strumentalizzato dal governo per portare avanti un progetto insensato. E ognuno è responsabile personalmente dei propri atti: la magistratura ha il dovere di arrestare i veri autori di questi reati, senza però criminalizzare un intero movimento pacifico.
In realtà ormai si parla di terrorismo.
Qui non ci sono terroristi e rigettiamo in modo categorico questa etichetta. Non diremo mai abbastanza che non siamo d’accordo sulla violenza, qui però il punto è un altro: il fatto che questi episodi accadono non deve inficiare la bontà del nostro movimento. È come se improvvisamente pensassimo che il calcio è uno sport violento soltanto perché gruppi di tifosi bruciano i cassonetti dell’immondizia al termine delle partite.
Come sindaci della Val di Susa siete in difficoltà?
La prima vera difficoltà viene dalla spettacolarizzazione di quanto succede in Val di Susa. Anche l’attentato a Massimo Numa è stato immediatamente collegato al movimento No Tav indipendentemente dal fatto che questo fosse completamente falso. Anch’io ho ricevuto minacce e proiettili ma nessuno ha criminalizzato il commissario Mario Virano. Vengono applicati due pesi e due misure. E questo è funzionale alla costruzione della linea Torino-Lione. Dobbiamo fare in modo che nessuno si faccia male, allo stesso tempo rileviamo che la reazione dello Stato è fortissima e non ha uguali in altri luoghi italiani dove la tensione sociale è molto alta.
Tornando a Napolitano, cosa gli risponderebbe?
Il nostro interlocutore primario è il governo perché è il governo a decidere. Un mese fa scrivemmo una lettera a Enrico Letta per chiedere un incontro. Non ci ha mai risposto. Napolitano lo incontrammo negli anni scorsi. Ci rimproverò perché, disse, il nostro compito era convincere i nostri concittadini sulla bontà della Torino-Lione. Questo ci fece capire che né lui né gli altri rappresentanti del governo ci hanno mai ascoltati davvero. C’è stato un dialogo, un tempo, prima che cominciasse il conflitto. Poi hanno smesso di convocarci perché eravamo contrari al progetto.
È preoccupato?
Sono preoccupato dalla spettacolarizzazione. I giornali montano un can can incredibile su qualsiasi avvenimento in valle, riconducibile o meno agli attivisti No Tav. Mi pare di presenziare a una seduta spiritica dove vengono evocati costantemente i fantasmi del terrorismo, delle Br e dei bombaroli. A furia di evocarli…