Un punto sembra dominare su tutti: il legame con la battaglia in Val di Susa, piuttosto che l’articolazione delle varie occupazioni territoriali del patrimonio abitativo, sottolineano che lo scontro politico con il Governo e con la lobby imprenditoriale, è sull’allocazione delle risorse finanziarie in una fase di forte crisi economica. Un’acquisizione che il movimento sembra aver registrato chiaramente. Ora la sfida si gioca sulla capacità di tematizzarlo politicamente e di mettere in campo soluzioni organizzative di volta in volta all’altezza della situazione. E, soprattutto, fuori dal tiro di eventuali smanie egemoniche di questo o di quello.
Ecco perché anche il linguaggio si fa meno fumoso e, per certi versi, meno “politicista” anche se ancora troppo “autocentrato”. “Centinaia di attivisti giovani – sottolinea Guido Lutrario – si stanno misurando sul piano dell’organizzazione, e questo ci pone davanti a un universo che ha i suoi tempi”. Un compito che se da una parte lascia fuori il “cappello politico”, dall’altra non può non porsi il nodo dell’adeguatezza. Per dirla con le parole di Gianluca di Askatasuna, “oggi il problema dell’egemonia non si pone. Si pone piuttosto che si lavori sulle condizioni dello stare insieme e del comporre i vari pezzi”. Quindi, il discorso sulla costruzione delle varie piattaforme trova sicuramente un audience maggiore: abitare, austerity, reddito e precarietà, infatti, sono stati i tavoli della mattina di domenica.Insomma, per gli “spiriti liberi senza regia”, per dirla con le parole di Paolo Di Vetta, che ieri hanno usufruito di interventi non contingentati per scelta, si pone almeno il nodo dell’intreccio delle rivendicazioni. E il mese di dicembre potrebbe essere l’occasione per mettere in campo “la pratica della riappropriazione” insieme ai temi del lavoro e della precarietà. Tenendo conto anche del fatto, come sottolinea Lutrario, che le lotte concrete vanno allargate ad altri settori sociali, come quelli che non riescono a pagare il mutuo e hanno l’impellenza di “aprire un conflitto organizzato con le banche”. “La pista di lavoro è quella che mette insieme le pratiche della riappropriazione con l’organizzazione collettiva delle forme di neomutualismo e di autorganizzazione che in vario modo si sono sviluppate nei territori non traslasciando il tema del lavoro”, puntualizza Francesco Piobbichi, della Rap –. E domandarsi come tutto questo possa trasferirsi a livello generale nella questione politica capitale, quella che mette in discussione le politiche dell’austerity”. Per Giorgio Cremaschi, infine, che ieri era presente ma non è intervenuto, da Roma arriva “un buon segnale. Adesso però bisogna andare avanti contro l’Europa delle banche e del fiscal compact”.