riceviamo e pubblichiamo – Seguo su la Valsusa la pazienza con cui i notav rispondono a chi li insulta. A volte li ammiro, ma spesso non comprendo perché lo facciano con tutti: rispondere é un segno di rispetto che non tutti meritano.
Ed essere notav ci impegna ad un livello che supera la valle.
Come possono permettersi di chiedermi di “prendere le distanze dai violenti” dei giornalisti che ogni giorno vedono la violenza dei Cie e non scrivono “non in mio nome”?
Come possono chiederlo dei magistrati che hanno punito pesantemente un vetro rotto o un insulto, ma hanno ignorato -o assolto!- chi ferisce e insulta con calci e coercizioni i corpi di essere umani, lacerandone la psiche ( ricordate Serantini, Pinelli, Sole e Baleno, Aldrovandi e centinaia d’altri, quasi sempre giovani)?
Come può chiedermelo uno Stato che non solo non ha preso le distanze dagli osceni gestori delle violenze della Diaz e Bolzaneto ma li ha anzi osannati, promossi sino ai massimi gradi?
Quando lo Stato licenzierà con disonore i suoi servi violenti, quando la magistratura colpirà chi-anonimo, armato,in divisa, in gruppo- spezza la dignità e le membra di un indifeso, quand’anche i giornalisti riusciranno a “sentire l’ingiustizia fatta un altro come fatta a sé ” e lo urleranno nei loro scritti, allora-e solo allora-meriteranno risposta.
P.s. A scanso di banali strumentalizzazioni ho scritto ” dei” che in italiano é un partitivo: so per certo che esistono giornalisti e magistrati onesti che hanno fatto-o almeno tentato di fare-ciò che è giusto.
Rosita Ciotti Gastaldo