Riceviamo e pubblichiamo. Nelle scorse settimane Rifondazione Comunista ha dato ampio spazio, pubblicandolo sul sito della Federazione torinese e su siti d’area come Controlacrisi, a un appello promosso da alcuni suoi iscritti valsusini, I liberatori non esistono, sono solo i popoli che si liberano da soli. Il testo, in astratto condivisibile, denuncia l’emergere di ‘alcune problematiche, che devono essere al più presto affrontate e discusse collettivamente dal Movimento NoTAV’, limitandosi tuttavia a fare riferimento al pericolo di ‘etichette politiche’ e di ‘deleghe in bianco’ e ponendo l’accento su temi come antifascismo, immigrazione e lavoro. Parlando a nuora affinché suocera intenda i firmatari riecheggiano le dichiarazioni del segretario PRC torinese Locatelli dopo il comizio di Grillo a Torino, che sottolineavano l’assenza nel M5S di ‘una scelta politica chiara circa alcuni valori fondanti della nostra (inattuata) Carta Costituzionale’ come ‘i diritti sociali e del lavoro, il diritto alla cittadinanza, le libertà sindacali e politiche, l’eguaglianza, l’antifascismo’. Ora, che Rifondazione, e in generale la sinistra, pensino che nel movimento NoTAV ci sia spazio per una posizione di sinistra, anticapitalista, di classe e che questa possa anche misurarsi col M5S nel libero confronto delle posizioni e delle culture è non soltanto legittimo, ma anche condivisibile. Che ciò si realizzi facendo pistolotti di questo tipo è quanto meno dubbio.
Chi giudica quel testo innanzitutto si chiederà da che pulpito viene la predica. Rifondazione Comunista fino al voto di fiducia al Governo Prodi sui famosi 12 punti (tra cui la realizzazione della Torino-Lione) godeva di un ampio consenso elettorale in Val di Susa (intorno al 10-15%), grazie soprattutto all’impegno dei compagni del PRC – e in particolare del Circolo di Bussoleno – in Valle. Dopo quel voto le bandiere del PRC vennero tolte dai presidi NoTAV. Nel 2010 il PRC decise, con l’opposizione di quei compagni, di sostenere la candidata dei DS, Mercedes Bresso, appassionata sponsor del TAV, il cui partito 5 anni prima aveva aiutato la lista di Alessandra Mussolini, Alternativa Sociale, a raccogliere le firme a danno dei candidati di centrodestra: in Lazio, ma anche in Piemonte. Rifondazione in Val di Susa crollò al 4% e il M5S balzò al 20-25% e oggi ha sostanzialmente raddoppiato. D’altra parte a Genova, città di Grillo, l’unico presidente di Municipio di Rifondazione va inaugurando lapidi per i ‘martiri delle foibe’. Dunque se è buona norma criticare gli altri nel merito e non vantando il proprio pedigree, lo è tanto più quando questo è il pedigree di cui ci si può vantare.
Col M5S pensiamo si debba discutere, perché è parte del Movimento NoTAV e protagonista della politica nazionale. Si possono esprimere valutazioni differenti e criticarlo, anche aspramente. Ma nel merito, appunto. Ci si può confrontare sulle proposte che fa, ad es. la commissione parlamentare sul TAV, giudicarle, avanzare proposte integrative o alternative. Se il M5S sosterrà in aula il testo definitivo del decreto sui debiti delle Pubbliche Amministrazioni e le misure attuative, si può e si deve discutere un provvedimento i cui costi verranno pagati, ancora una volta, dalla gente che lavora, vedi il piano di rientro ‘per consentire la rimozione dello squilibrio finanziario derivante da debiti pregressi a carico del bilancio regionale inerenti i servizi di trasporto pubblico locale su gomma e di trasporto ferroviario regionale’ in Piemonte: in altre parole meno bus e meno treni per i pendolari, magari proprio per pagare anche i grandi gruppi impegnati nella devastazione del territorio e senza peraltro riconoscere, ad ora, un ‘diritto di precedenza’ certo per quelle piccole e piccolissime imprese che invece rischiano di essere uccise dalla crisi. Ma le critiche faziose non giovano né al Movimento NoTAV né alla sinistra e di certo non preoccupano il Movimento 5 Stelle.
Luigi Minghetti, Mara Armellin, Marco Veruggio
dirigenti nazionali di Rifondazione Comunista aderenti all’Associazione ControCorrente