Si è conclusa oggi, con l’assemblea nazionale di movimento, la 4 giorni “Valsusa, l’università delle lotte”.
L’assemblea, alla quale hanno partecipato collettivi di numerose università italiane, ha portato avanti una riflessione che partiva dagli spunti usciti dai 3 giorni di dibattiti e workshop che l’hanno preceduta.
Nei giorni precedenti avevamo infatto aperto, senza ovviamente pretesa di esaustività, numerose questioni. Durante il workshop “Social media battle ground” abbiamo cercato di analizzare l’uso che i movimenti fanno e possono fare della rete e del ruolo che essa può avere nell’organizzazione delle lotte. Il secondo giorno ci siamo confrontati con esperienze tra loro diverse, ma unite dal comune terreno della cultura e del sapere: Verdi 15 Occupata (Torino), del Teatro Valle Occupato (Roma), del Teatro Garibaldi (Palermo) e di Zero 81 Occupato (Napoli), discutendo di come questo terreno diventi campo di scontro e conflitto nel momento in cui viene sottratto alle logiche del profitto e dell’importanza che questi luoghi possono assumere come spazi di riaggregazione e socialità. Ci siamo poi confrontati, a partire dall’intervento di Raffaele Sciortino, all’interno della terza giornata di workshop, sulla situazione geo-politica della crisi, su come le lotte si inseriscano in questo quadro e su come si possa declinare la lotta al debito.
Da tutti questi spunti siamo partiti nel cercare di tracciare delle linee guida del nostro fare movimento all’interno delle università, dopo la fine del ciclo di lotte No Gelmini e nella difficoltà e nell’esigenza di ridefinire un No costituente che sia capace di ricomporre intorno a sé grandi settori di precariato sociale. Due questioni, in particolare, sono sembrate centrali negli interventi di diverse realtà universitaria: quella del reddito, continuamente da indagare e conricercare in un momento in cui l’irriducibilità della crisi fa saltare gli schemi della mediazione e quella della costruzione di percorsi di contro-formazione e contro-saperi, punto di partenza di questo progetto di 4 giorni di campeggio.
Prendendo ad esempio proprio l’esperienza dell’Università delle lotte, ci è sembrato importante costruire percorsi simili all’interno delle nostre facoltà, che non siano (solo) percorsi di autoformazione all’interno dei collettivi stessi, ma che portino un sapere e una cultura altri e contro nelle nostre università.
Si è discusso, infine, sulla questione del reddito, che deve uscire dalla prospettiva riformista, di richiesta alle autorità, nella quale è stata sempre relegata, per diventare terreno di conflitto e di riappropriazione. Questa questione si interseca con quella del diritto allo studio, non in una difesa di quello che c’è e dall’imposizione di nuovi modelli, ma in una prospettiva di lotta, e la Verdi 15 occupata è stata portata ad esempio (e modello) di ciò.
Questi sono solo alcuni spunti, usciti da un interessante confronto, con cui si è chiusa la 4 gioni e ci si è dati appuntamento nell’autunno che ci aspetta. Editeremo un documento di riflessione a breve sui temi della quattro giorni.