Alla fine di maggio Legambiente e Pronatura denunciarono pubblicamente e con un esposto alle Procure di Torino e di Roma includendo tra i destinatari i Carabinieri del Noe, la Corte dei Conti e l’Arpa, la mancanza di sicurezza dei terreni sopra al cantiere della Maddalena, con un rischio frana ma i messo in sicurezza (qui l’articolo https://www.notav.info/post/legambiente-e-pro-natura-cantiere-a-rischio-frana-per-scelta/).
Oggi apprendiamo dai giornali la denuncia dell’instancabile Pm Padalino nei confronti degli attivisti ambinetalisti per procurato allarme. La crociata del Pm prosegue, incurante degli esiti dei suoi procedimenti, visto che ad esempio molte richieste di misure cautelari cadono dopo 7/10 giorni.
Di seguito l’articolo
da Il Secolo XIX – Torino – Due esponenti ambientalisti piemontesi, legati al movimento No Tav, sono indagati per procurato allarme dalla procura di Torino. Lo scorso maggio denunciarono alla magistratura i pericoli provocati – spiegarono – dall’incombenza di una frana sul cantiere Tav a Chiomonte, ma in seguito sono stati smentiti da un rapporto dell’Arpa. Gli indagati sono Mario Cavargna, presidente di Pro Natura Torino, e Fabio Dovana, di Legambiente Piemonte. Nella denuncia si ipotizzavano rischi gravissimi: eventuali terremoti, ma anche le vibrazioni prodotte dagli scavi nel cantiere, avrebbero potuto provocare il distacco di enormi macigni, e le reti paramassi (secondo gli esponenti) non erano state sistemate. Il pm Andrea Padalino ha chiesto un rapporto all’Arpa da cui risulta che le preoccupazioni degli ambientalisti sono infondate.
L’esistenza della frana è nota, e studi e monitoraggi (come quello eseguito nel 1988 da Geodata) si sono susseguiti nel tempo. Si tratta di una «paleofrana» perché risale a circa cinquemila anni fa (è la probabile causa dell’abbandono di un insediamento neolitico presente in quella che oggi è la località Maddalena di Chiomonte) ed è considerata «quiescente». Ltf, la società che si occupa dei lavori del Tav, lo scorso 4 giugno aveva diffuso una nota in cui faceva presente che nel tratto della frana già potenzialmente interessato dai lavori le vibrazioni non sono nemmeno state trasmesse alle rocce; quanto alle reti paramassi, ne erano state applicate di provvisorie, e si prevedeva di posare quelle definitive nel corso dell’estate. Il «procurato allarme» punisce con l’arresto fino a sei mesi o con l’ammenda fino a 516 euro chi annuncia alle autorità «disastri, infortuni o pericoli inesistenti».