Martedì scorso, dopo il periodo trascorso dal rinvio deciso nel mese di novembre 2023, hanno preso nuovamente il via le udienze del processo per associazione a delinquere che vede alla sbarra il Movimento No Tav, i centri sociali Askatasuna e Murazzi e lo Spazio Popolare Neruda.
Dopo una prima parte che ha visto sul banco dei testimoni gli ultimi testi della difesa, sono iniziati i primi interrogatori e dichiarazioni spontanee degli imputati.
Pubblichiamo di seguito la dichiarazione che Franco, storico appartenente al Movimento No Tav, ha pronunciato durante l’udienza.
“Sono imputato per ver concorso all’accensione di un falo’ il 15.8.2020 (capi 24) e 25)). Si e’ trattato, come altre volte, di un falo’, non certo di un incendio.
Il fuoco e’ sempre stato controllato e mai vi e’ stato il rischio che diventasse un incendio o che le fiamme attingessero la vegetazione o il cantiere.
Le fiamme erano a distanza di sicurezza dalla cancellata del cantiere (considerando che il metallo comunque non prende fuoco) e soprattutto dalle persone e dalla vegetazione, inoltre noi siamo sempre muniti di estintore (come dimostra il sequestro, tra le altre cose, proprio di alcuni estintori al vicino presidio dei Mulini) e secchi d’acqua. Avete visto i video, a me pare insostenibile la pericolosita’ del falo’. Siamo tutti militanti ambientalisti, ci battiamo contro la devastazione del territorio.
E’ un territorio di cui – nonostante lo sfregio della deforestazione, degli scavi pericolosi ed inquinanti, delle infiltrazioni o del prosciugamento delle falde acquifere a causa del cantiere – noi continuiamo a prenderci cura, con la manutenzione dei sentieri, la pulizia dei boschi, cercando di coinvolgere e sensibilizzare quante piu’ persone su quello che sta avvenendo in Val Susa affinche’ sempre piu’ siano coloro che si interessano ai problemi ambientali e del nostro territorio.
Segnalo peraltro che parte di questa attivita’ di tutela e cura e’ ormai parzialmente interdetta proprio dall’ampliamento del cantiere e dal sequestro del presidio dei Mulini. Ogni nostra iniziativa e’ volta alla tutela del territorio interessato dal cantiere Tav.
Molti di noi sono cresciuti nei boschi, vivono quotidianamente la montagna. io vivo a Giaglione. Nessuno di noi danneggerebbe il territorio in cui vive e per la tutela del quale lotta.
Aggiungo poi che da sempre a ferragosto il Movimento accende falo’, cosi’ come e’ successo anche in altre date. Ma il 15.8 e’ una tradisione, ve ne ha gia’ parlato Guido Fissore e non sto quindi a dilungarmi.
Il modo in cui e’ formulato il capo d’accusa mi consente ulteriori valutazioni e considerazioni che spero possano essere utili per una giusta definizione di questo processo.
Mi ha colpito la suddivisione dei ruoli che la Procura ci accolla, anche nel descrivere quanto e’ successo il 15.8.2020. Alcuni soggetti avrebbero organizzato l’azione, altri l’avrebbero istigata, altri l’avrebbero preparata accatastando legna e altri ancora l’avrebbero eseguita con l’accensione del falo’, altri ancora poi, sempre “previo concerto” avrebbero lanciato delle pietre.
Una contestazione del genere tradisce la completa mancanza di comprensione di quelle che sono le dinamiche di una protesta, specificatamente la nostra protesta, del Movimento Notav, ma credo, per quella che e’ la mia esperienza, di tutte le lotte che in decenni hanno attraversato questo Paese.
Il nostro e’ un Movimento composito, fatto di tante anime: dagli anarchici ai marxisti, dagli ambientalisti ai cattolici, dai centri sociali di quasi tutta Italia ad alcuni circoli Anpi, alcune sono anime collettive, altre sono anime individuali. Ci sono intellettuali, politici, partiti, casalinghe, professionisti, operai, amministratori pubblici, studenti, disoccupati, c’e’ di tutto. Il nostro Movimento e’ aperto a tutti, purche’ siano democratici ed antifascisti.
Le nostre decisioni vengono prese collettivamente in assemblee pubbliche o nei coordinamenti. Tutti si esprimono e poi si arriva ad una decisione condivisa. Una decisione condivisa che riguarda le manifestazioni, i cortei, le azioni di disturbo, le iniziative culturali, quelle ludiche, quelle finalizzate a racimolare fondi, le posizioni politiche o di sostegno ad altre realtà e molto altro.
Per quanto riguarda specificatamente le manifestazioni o le azioni di disturbo o di danneggiamento queste sono sempre condivise e, generalmente, prendono spunto da decisioni che ci vengono imposte e che riteniamo di non poter rispettare alla luce del fine superiore che e’ la tutela del territorio e la manifestazione di contrarieta’ ad un opera devastante sotto tutti i profili, da quello ambientale a quello della tutela del diritto alla salute fino a quello della tutela dei diritti democratici e sociali.
Crediamo che le decisioni che riguardano una popolazione o un territorio debbano essere preventivamente discusse e concordate con quella popolazione e con quel territorio. Cosi’ non e’ stato e troppo spesso non e’.
Spesso quindi in assemblea o nei coordinamenti abbiamo condiviso l’indisponibilita’ a vedere limitato il nostro diritto di esprimere dissenso, spesso non abbiamo condiviso ordinanze questorili o prefettizie che ci impedivano l’avvicinamento al cantiere o ai cantieri contro cui ci battiamo, che ci impediscono la libera circolazione nel nostro territorio, che ci impongono una pesante militarizzazione dei nostri Comuni e controlli invasivi.
In questi casi ciascuna delle anime del Movimento esprime il proprio dissenso secondo quelle che sono le rispettive sensibilita’ e disponibilita’. Sicuramente il Movimento nella sua interezza non ha mai nascosto di accettare come forma di lotta il disturbo (canti, slogan, battiture), il danneggiamento simbolico del cantiere (reti) ed a tal fine chi ha potuto ha predisposto mezzi idonei (tronchesi, corde, flessibili, ecc…) e li ha messi a disposizione di tutti, dei nostri presidi. Sicuramente, con il passare degli anni, la risposta della magistratura e della polizia ci ha indotto, come so che avviene in ogni protesta, a tutelarci il piu’ possibile. Di qui i travisamenti, a cui io stesso sono ricorso anche solo per difendermi dai gas, la predisposizione degli scudi, che hanno un fine meramente difensivo (nostro e dei falo’), la predisposizione di zaini contenenti materiale per il primo soccorso (non di rado alcuni di noi sono stati attinti dal lancio di lacrimogeni sparati ad altezza d’uomo). Gli stessi fuochi d’artificio che spesso il Movimento utilizza hanno la funzione di rendere piu’ eclatante la protesta, non certo di causare danni o lesioni alle persone.
Certamente noi avremmo auspicato un confronto ed una risposta concreta e fattiva della politica a cui le nostre proteste, ed il tentativo di darne il maggior eco possibile, sono dirette. In 30 anni pero’, nonostante le nostre ripetute richieste, mai un Ministro o un Governatore di Regione hanno accettato di dialogare con noi.
Chi partecipa alle assemblee, alle riunioni, ai coordinamenti o a qualsiasi altra occasione di confronto, recepisce la nostra indisponibilita’ ad osservare certi divieti e forse alcuni, magari soprattutto chi non frequenta abitualmente le occasioni di incontro promosse dal Movimento, chi viene da fuori Regione, chi e’ piu’ giovane, interpreta la nostra protesta secondo canoni che magari non appartengono a tutti e non nascondo che ci sono state azioni che in alcuni hanno destato delle perplessita’.
Quello che e’ certo e’ che il nostro Movimento e’ orizzontale e non verticale. Ci sono senz’altro persone che in ragione dell’esperienza, degli anni di militanza, hanno acquistato una maggiore autorevolezza, penso ad Alberto Perino o a Nicoleta Dosio come ad altri, ma questo non vuol dire che le loro indicazioni, le loro proposte o valutazioni abbiano un peso maggiore di quelle di altri.
In questo processo si e’ poi sostenuto che Askatasuna avrebbe di fatto egemonizzato la nostra lotta. Askatasuna e’ senz’altro una delle componenti del nostro Movimento ma non vale, ne’ determina, di piu’ di qualsiasi altra componente.
E’ offensivo sapere che persone che hanno dimostrato di comprendere poco delle dinamiche di protesta ma che hanno il potere di incidere pesantemente sulle nostre vite, lo facciano secondo presupposti errati. Askatasuna, o meglio alcuni dei loro militanti, non dettano regole, non assumono decisioni, non impongono nulla ne’ tanto meno gestiscono o promuovono le nostre iniziative.
Nessuno di loro ha organizzato la protesta del 15.8.2020 ne’ altre, nessuno ha istigato, nessuno ha suddiviso e ripartito ruoli.
Il Movimento ha organizzato, chi ha voluto ha partecipato secondo la sua possibilita’ o sensibilita’ o disponibilita’. Il Movimento ha deciso che si andava alle reti e si accendeva un falo’: non c’era certamente bisogno che Bonadonna o Marzuoli organizzassero l’iniziativa. L’iniziativa e’ del Movimento, decisa collettivamente. Nessuno ha dovuto istigare: chi vi ha partecipato non aveva bisogno di essere istigato, gia’ sapeva cosa si sarebbe fatto ed ognuno vi ha partecipato a modo suo: chi ha accatastato legna, chi l’ha accesa, chi ha provato a proteggere il fuoco, chi ha fatto la battitura, chi ha preferito restare a guardare, chi ha preferito travisarsi, chi no….e chi ha deciso di tirare pietre.
In questo processo poi ho sentito parlare di finanziamento, di casse, di raccolta fondi. Il Movimento Notav e’ un’organizzazione politica (perche’ pone istanze politiche e contrasta decisioni politiche) informale (perche’ priva di regole scritte, di riconoscimenti formali, di ruoli e gerarchie) e come qualsiasi altra organizzazione politica prova a finanziare le proprie esigenze. Noi compriamo bevande e alimenti per eventi convivili, tessuti e vernici per striscioni, paghiamo tipografie per stampe, strumenti per pulizie dei boschi, dei sentieri, per la manutenzione dei presidi, paghiamo spese vive agli avvocati e ad intelletuali ed artisti che vengono ad intervenire alle nostre iniziative culturali e ricreative, aiutiamo militanti in difficolta’, chi non puo’ lavorare perche’ sottoposto a misure cautelari, affittiamo furgoni per i cortei, compriamo casse, microfoni e quanto necessario per speakerare o diffondere musica, tutto questo e molto altro costa e noi vi facciamo fronte raccogliendo soldi tra militanti e simpatizzanti, anche con apposite iniziative e, come avviene in ogni altro movimento o organizzazione, abbiamo chi questi soldi li gestisce, fermo restando che le modalita’ di spesa sono comunque sempre concordate collettivamente.
Ancora una cosa: leggo che il fine dell’azione era quello di far si che le ff.oo. abbandonassero il cantiere per lasciarlo alla nostra merce’. E’ la prova che chi ci accusa non ha capito o finge di non capire. Cosa vuol dire? che volevamo prendere il cantiere? per farne cosa? per tenerlo? per distruggerlo? per cacciare gli operai? Telt? per chiudere il tunnel geognostico? per rubare i macchinari? per distruggere tutto? cosa vuol dire? come avete potuto pensare una cosa simile? sulla scorta di quale precedente? davvero non capisco.