Scriviamo per condividere alcuni aggiornamenti e valutazioni rispetto al processo per associazione a delinquere che vede alla sbarra il Movimento No Tav, i centri sociali Askatasuna e Murazzi, lo Spazio Popolare Neruda.
Il primo importante aggiornamento è che, nell’udienza di oggi 28 novembre, il collegio giudicante harinviato il processo al 19 settembre 2024, a causa di un impedimento personale di uno dei giudici. Tutto il calendario delle udienze fino ad oggi fittissimo, una a settimana, è slittato di 10 mesi.
Vista l’inusuale fretta che ha caratterizzato questo processo dal suo inizio e le numerose anomalie che contraddisitinguono ormai il Tribunale di Torino, questo rinvio ci sembra rappresentare un importante segnale oltre a riportare il percorso processuale a ritmi “normali”.
Non è infatti inusuale che processi anche importanti,si dilunghino negli anni, ciò che non ci sembra normale è quando si intraprendono corsie preferenziali per concludere alcuni processiprima di altri, cosa ormai tristemente nota per gli iter giudiziari a carico del Movimento No Tav e dei movimenti sociali torinesi. Sommiamo questo dato al fatto che le misure cautelari disposte a seguito del ricorso in Cassazione sono durate una settimana, mentre i giornalidavano già per buona una condanna, possiamo dire che il castello accusatorio traballi seriamente.
Ricordiamo quindi che l’operazione dalla quale è scaturito questo processo, ridicolmente denominata “Sovrano”, non abbia mai portato i frutti desiderati dai suoi ideatori: arresti di massa, sequestri e sgomberi non sono mai stati firmati dal Gip o dal Tribunale, indebolendo fin da subito l’opera di criminalizzazione voluta dalla Questura. Dalle parti della Procura vediamo però come non ci si rassegni,continuando a far passare dalla finestra ciò che non è entrato dalla porta. Il recente sequestro preventivo dei presidi notav dei Mulini e di San Didero lo dimostra platealmente. Addirittura si arriva a ritardare un’ordinanza esecutiva per far coincidere il sequestro dei Mulini con l’allargamento del cantiere di Chiomonte.
Un’operazione ai margini della legalità che da ben l’idea della disperazione che si respira in certi ambienti di fronte alla tenacia della resistenza popolare al Tav.
Intanti e tante dovrebbero interrogarsi sulla deriva autoritaria di una buona parte delle istituzioni torinesi e, come abbiamo sempre detto,se si è Si Tav o si è male informati o in cattiva fede.