di Giovanni Vighetti – E’ una scontata e già vista rappresentazione teatrale, quella messa in scena da Renzo Pinard Sindaco di Chiomonte; da La Stampa: “il primo cittadino annuncia la restituzione del nastro verde, bianco e rosso per lanciare un grido d’allarme dopo l’ennesima dimostrazione «che qui lo Stato non c’è»”.
Strane parole da parte di chi nel 1974 è stato arrestato per detenzione abusiva di armi e munizioni di guerra e con l’accusa di aver partecipato ad un campo paramilitare fascista in località Pian del Frais (Stampa del 16/17 giugno 1974- qui l’articolo su FB).
Certo nel corso della vita si può cambiare, è legittimo; se davvero si cambia.
Ma chi è stato coinvolto nelle “trame nere”, in una Valle fortemente caratterizzata dalla lotta partigiana, non può certo ergersi a paladino della legalità.
In questo caso poi il signor Pinard, per onestà intellettuale, dovrebbe riconoscere una quota, non indifferente, di responsabilità sui devastanti effetti della militarizzazione di un’importante area per l’economia del territorio chiomontino, per avere, di fatto, agevolato l’apertura del cantiere in Località Maddalena.
Ma la coerenza non è di casa per chi, in precedenza, aveva dichiarato che la fascia tricolore sarebbe stata restituita in presenza di una militarizzazione del territorio.
Il ministro dell’interno Cancellieri sarebbe quindi pronto a portare solidarietà “Non getti la fascia verrò a Chiomonte”. – “Il ministro ha promesso che verrà a Chiomonte entrando prima di tutto in municipio: la casa dello Stato” – spiega Pinard – Stampa del 3/11/2012
Se il Ministro vuole venire in Valle, ed è suo pieno diritto, dovrebbe farlo per entrare soprattutto nei Municipi di tutti i Comuni della Valle che da anni, inascoltati dallo Stato, si oppongono, con ragioni tecniche, economiche e ambientali, alla costruzione dell’insulsa linea ad alta velocità Susa- Saint Jean de Maurienne , visto che la Torino Lyon, al di là del tunnel di base, non esiste più come non esiste più il “Corridoio 5 Lisbona – Kiev” .
Dovrebbe venire in Valle di Susa per incontrare la comunità valsusina a cui è stata data, come unica risposta all’opposizione del progetto TAV, la militarizzazione del territorio, scelta non democratica che è all’origine di tutte le tensioni che si susseguono da anni.
Sulla presenza o meno dello Stato poi c’è da discutere…….. a nostro giudizio è ben presente e mostra il suo volto peggiore quello autoritario che non ascolta e che, con l’uso della forza, cerca di imporre, contro la volontà di una importante comunità locale e contro ogni ragione, la costruzione di un opera che non risponde agli interessi della collettività nazionale ma solo agli interessi privati di lobbie politiche-economiche che vogliono garantirsi, per quindici/venti anni, la possibilità di vampirizzare la finanza pubblica, mentre non ci sono i fondi per garantire il diritto allo studio ed alla salute, per garantire il dovuto reddito a decine di migliaia di esodati, e agli italiani continuano ad essere imposti pesanti sacrifici e riduzioni di diritti.
Tutto ciò è indecente.
Giovanni Vighetti