Stefano Esposito, uno dei pochi superstiti del fronte ‘Si Tav”, non riesce a capacitarsi del fatto che sabato 23 marzo 2013 decine e decine di No Tav, elett* alla Camera e al Senato nei 5S, entreranno con i loro accompagnatori nell’area militarizzata di Chiomonte, off limits per chiunque da quasi 2 anni dopo il blitz del 27 giugno 2011.
Uno scenario impensabile anche solo un mese fa. E a questo pensiero il senatore reagisce diventando commovente: per lui i parlamentari dei 5S dovrebbero rassegnarsi a fare – come dichiara di aver fatto lui – una richiestina “educata” al responsabile del cantiere, attendere la risposta…e sperando di avere la “possibilità di visitare il sito”, attenendosi scrupolosamente alle indicazioni sempre dal responsabile del cantiere. Tutto lì. Perché se invece volessero entrare come invece hanno dichiarato di voler fare, e cioè nell’ambito dei loro poteri ispettivi, si troverebbero di fronte alcuni limiti.
Lasciamo perdere l’isolato Esposito, e cerchiamo di capirci.
I parlamentari accederanno all’intera area militarizzata della Maddalena, non solo a quella dove si svolgono i ridicoli lavori meccanici del cunicolo esplorativo. E lo faranno sulla base di una comunicazione. Non di una richiesta.
E’ la stessa differenza che c’è tra comunicare una manifestazione e chiedere l’autorizzazione per fare una manifestazione. Un equivoco, purtroppo classico, in cui si cade molto spesso: il governo, rappresentato dal questore, è subordinato alla Costituzione e non ha alcun potere di autorizzare una manifestazione. Ecco perché la manifestazione si comunica. Perché è il diritto sovrano del popolo manifestare, senza compressioni e a priori.
Allo stesso modo, l’accesso dei parlamentari alle aree militari e ai penitenziari non è subordinato ad una preventiva richiesta e ad una successiva autorizzazione, ma si attua tramite una semplice comunicazione: la differenza è notevole: è una prerogativa del parlamentare comunicare che entrerà in una data ora in un dato luogo.
Quindi i parlamentari comunicheranno, e si aspetteranno che i responsabili della struttura aprano i cancelli al loro arrivo, senza che qualcuno si inventi stupide scuse di contingentamento a gruppi per motivi di ‘sicurezza’: in mezzo ad una vigna, sequestrata nell’area militarizzata, non c’è bisogno di caschetto (tranne quando la polizia spara i lacrimogeni) non c’è bisogno di scarpe antinfortunistiche, non c’è bisogno di giubbetto catarifrangente…
Se i parlamentari si presenteranno a diversi cancelli del recinto militarizzato, verranno aperti loro quei cancelli.
Una volta dentro, i parlamentari saranno liberi, se lo vorranno, di ispezionare qualunque zona dell’area interclusa militarmente da quasi due anni, quell’area che molti proprietari non hanno potuto rivedere, quella che viene impedita al libero transito in spregio ai valori costituzionali (Art. 16. Ogni cittadino può circolare e soggiornare liberamente in qualsiasi parte del territorio).
Le foto che vedete qui sotto dimostrano che nell’area a sorveglianza armata de La Maddalena, i militari si sono sbizzarriti ad andare in giro da tutte le parti, e quindi se lo vorranno, da tutte le parti andranno pure, nel pieno esercizio delle loro prerogative, i parlamentari.
Se poi Esposito vuole stare fermo in mezzo ad un prato con un caschetto in testa, le scarpe antinfortunistiche ed il giubbotto catarifrangente… liberissimo.