Presi nel frenetico ritmo delle nostre vite, del movimento, delle mille giornate impegnative che da anni attraversiamo non vogliamo perdere di vista quello che è l’obiettivo della lotta no tav, quello che ci unisce ogni giorno di più. Essere no tav oggi significa difendere il territorio in cui viviamo, proteggerlo, creare un mondo diverso e migliore per noi e per chi verrà dopo. In questi anni di lotta siamo riusciti a creare dei rapporti tra noi che hanno fatto rinascere quello spirito di comunità che per molti secoli era stato il punto di forza dei popoli alpini. Comunità dimenticata durante gli anni dell’industrializzazione, della crescita e del benessere,della fabbrica, il pendolarismo forzato dalla valle verso la città.
La nostra valle nel frattempo cementificata, invasa ed ora di fronte a questa ennesima minaccia, un popolo intero che si è ricompattato secondo antichi valori per la sua difesa.
Ogni giorno che abbiamo vissuto nella lotta no tav ci ha fatto rinascere e crescere. La lotta stessa chiede unità, attraverso questa siamo stati obbligati a riavvicinarci, a trovare dei momenti e dei modi per parlarci al di fuori del sistema produttivo ed economico. Avvocati, medici, operai, disoccupati, studenti, pensionati sono categorie sociali che si usano per strutturare un sistema basato sull’economia e sul profitto. Per chi è fortunato e abile tanta fortuna, per gli altri poco o nulla. Nel modo che abbiamo trovato oggi, nel mondo no tav invece siamo Antonio che è avvocato e sa come si va in tribunale, Tiziano che sa fare il dottore, Andrea che aggiusta le case, Marco che non ha più un lavoro ma non si perde d’animo e viene aiutato da tutti e poi ancora Ivana che studia e Maria che da quando è in pensione vive praticamente nei presidi. Questi penso siano i punti di forza di questa grandissima esperienza. Il primo l’aver scelto di opporsi a questo devastante progetto, il secondo l’aver scelto di lottare mettendoci il proprio corpo e la propria mente, il terzo l’essere cresciuti all’interno del movimento creando o meglio ricreando un modello di vita in cui donne e uomini contano per quello che sono, per come amano la terra in cui vivono, per come si rispettano e si aiutano.
Ora ci troviamo di fronte alla sfida più impegnativa, continuare a resistere, trovare la forza nelle assemblee e nei presidi di andare avanti. Abbiamo detto da anni che sarebbe stata dura e difficile, abbiamo trovato però dei motivi e delle energie che ci hanno portato oltre gli ostacoli e le difficoltà. Il nostro paese è distrutto da anni di economia finta, di profitti e di crescita, di finto benessere e di debiti. Siamo arrivati al capolinea di un modello di sfruttamento, chi prosegue incontrerà ancora difficoltà e ancora sacrifici, chi come noi si è fermato e ha puntato i piedi avrà una speranza. La lotta no tav in questo diventa centrale, per noi ma soprattutto per chi invece vuole proseguire con questo modello. I governi che continueranno a sostenere quest’opera vogliono arricchire le solite famiglie con le costruzioni e le grandi opere ma anche bloccare una possibilità alternativa, quella della val di Susa in cui i cittadini o meglio le persone ritornano protagoniste della loro vita e del loro futuro.
Possiamo quindi trovare in questo contrasto un motivo in più per lottare. Dobbiamo continuare a resistere per difendere la nostra valle, dobbiamo continuare a resistere per far crescere e per diffondere il nostro modello di società. La nostra storia è ricominciata venti anni fa, la nostra vita da lì è ripartita. Siamo profondamente convinti che saremo in grado di affrontare con questo spirito di comunità e di rispetto reciproco ogni difficoltà. Sapremo affrontare i momenti più difficili della lotta e della vita insieme. Come tutti pensiamo che la bellezza di quest’esperienza da sola valga tutti i sacrifici che stiamo affrontando e per questo siamo felici di essere nati e di vivere nella valle di Susa. Abbiamo incontrato qui tutto quello che avevamo sempre cercato e che non sapevamo neanche che forma avesse, insieme l’abbiamo costrutito. A chi ci chiede sacrifici, a chi vuole distruggere la nostra terra dobbiamo rispondere no. Oggi abbiamo mille motivi in più per continuare e ogni giorno lottando se ne aggingeranno altri.
Grazie alla nostra tenacia questo progetto è bloccato, grazie alla determinazione di un anno di lotte in val Clarea quel cantiere è ancora nella fase preliminare. Se continueremo così riusciremo a mettere una seria ipoteca a questa distruzione e non avranno la forza di porre altre recinzioni in altre parti della valle. Là dove si è materializzato il problema dobbiamo continuare a lottare, insieme, con una continua presenza sul posto inventandoci anche lì ogni giorno dei momenti nuovi e incisivi per resistere. Costruire nuove strutture, nuovi presidi, costruire momenti di aggregazione questi i punti da cui ogni volta ripartire.
La terra è di chi la vive, di chi lotta, non di chi la occupa, non è uno slogan, non sono parole vuote, è la realtà, è la valle di Susa.