31.8.2016 di Maurizio Pagliasotti, Il Manifesto – La Torino – Lione diventa sempre più un’opera marginale per le istituzioni francesi. La Corte dei Conti transalpina il 10 giugno ha pubblicato e spedito al primo ministro francese Manuel Valls un documento in cui esprime preoccupazione per la sostenibilità finanziaria della linea ad alta velocità che dovrebbe collegare Torino e Lione. Dopo una disamina dei conti e della gestione dell’Agence de financement des infrastrutture de transport de France (Afitf) i magistrati francesi prendono in esame due progetti faraonici: il tav e il canale Seine du Nord. I magistrati contabili della ricca Francia, almeno rispetto la povera Italia, utilizzano queste parole: «i due progetti sembrano largamente fuori dalla portata del budget dell’agenzia».
Più avanti seguono altre cannonate: «il carattere estremamente preoccupante di questa prospettiva per l’equilibrio futuro delle finanze pubbliche». La Corte dei Conti invita quindi il primo ministro a definire le priorità infrastrutturali della Francia, valutando i benefici socio economici di ogni investimento.
Non è la prima volta che i magistrati francesi esprimono perplessità di natura finanziaria relativamente alla Torino – Lione. Lo fecero nel 2012 quando così scrissero: «un progetto ambizioso che non risponde alle esigenze di rigore necessario». Altre parole critiche nel 2014: «bisogna valutare i benefici per la collettività. I progetti di linea ad alta velocità devono essere corredati da maggiori garanzie di pertinenza e redditività».
Il primo ministro francese ha risposto senza entrare nel merito dei progetti, in modo molto cauto. La Torino – Lione non è più una linea ferroviaria: è un affare diplomatico, che scaturisce dall’incapacità dei vari governi italiani che si succedono ad ammettere le ragioni del movimento notav. Le parole di Renzi di qualche anno fa relativamente al progetto Torino – Lione, furono: «se dovessi iniziarla oggi io non la farei». Il tunnel di base, cioè il tav, ad oggi si sta ancora progettando. Ma troppe etichette calunniose e infamanti sono state cucite sulla pelle delle val Susa, in questi anni. Tornare indietro è molto complesso per chi ha costruito questo vicolo cieco. In Italia la discussione appare quindi dogmatica, e le voci autorevoli – ricercatori e docenti universitari di varie facoltà universitarie in primis – che esprimono gli stessi concetti della Corte dei Conti francesi sono tacitate e derise. Oppure ignorate.
Qualche spunto di riflessione potrebbe giungere dall’osservatorio tecnico, un tempo presieduto da Mario Virano, oggi amministratore delegato di Telt, la società che sta progettando la Torino Lione.
È previsto per domani l’incontro tra la sindaca Chiara Appendino e Paolo Foietta, nuovo presidente dell’osservatorio. I rapporti tra la nuova amministrazione comunale e l’organismo di controllo sorto dieci anni fa sono burrascosi da giorni, dato che la città ha reclamato gli uffici oggi occupati dall’osservatorio: cioè li ha sfrattati.
Lo sfratto fa seguito a diverse settimane in cui gli inviti ad un incontro da parte del presidente Foietta sono caduti nel vuoto. Ad oggi quasi tutti i comuni della val Susa non fanno più parte dell’osservatorio e l’uscita della città metropolitana di Torino sarebbe un duro colpo per il fronte che vuole costruire la nuova linea.
Da un punto di vista pratico non cambierebbe molto ma l’impatto politico mediatico sarebbe notevole. La Torino – Lione diverrebbe, almeno nominalmente la «X – Lione».
All’incontro parteciperanno anche il presidente della regione, Sergio Chiamparino e il nuovo prefetto, Renato Saccone.