Non bastano le denunce, le galere, l’escalation di capi d’accusa, i processi a mezzo stampa con un’informazione a guinzaglio, per battere il movimento notav. Da tempo il piano tecnico e quello economico dell’opera non hanno più spazio nel dibattito politico perché evidentemente la lobby del tav ha definitivamente rinunciato a qualsiasi parvenza democratica. Ormai la voce deve essere una sola, quella che vuole il tav a tutti i costi e commissari di governo, politici o ministri che siano, procedono con annunci o conferenze stampa unilaterali. Il motivo è sempre più chiaro: in qualsiasi occasione di confronto/scontro politico o tecnico che sia, i favorevoli all’opera sono usciti con le ossa rotte.
Non c’è nessuna ragione per fare la Torino Lione, se non la ragione di Stato, quella che con il monopolio della forza, fa eseguire decisioni prese senza alcuna partecipazione dei cittadini interessati.
Non diciamo questo per lamentarci, non lo abbiamo mai fatto e abbiamo sempre preso in considerazione i rischi insiti in una lotta di resistenza popolare come la nostra. Non ci aspettiamo nessun favore da nessuno e non ci aspettiamo nemmeno correttezza da quelli che rappresentano il nostro nemico ( avversario sarebbe troppo poco).
La ragion di Stato di cui sopra è rappresentata da un coro e da un’unione d’intenti e azioni tese solo a indebolirci, a sfiancarci, a spaventare il nostro popolo. Arresti, processi in aule bunker, fogli di via, denunce di ogni genere non ci hanno piegato ed ora, dopo la condanna di Alberto Perino, Loredana Bellone e Giorgio Vair, ci troviamo di fronte ad un nuovo tassello della strategia di indebolimento dei notav.
I tre notav sono stati condannati al risarcimento dei danni che un presidio avrebbe causato a Ltf a Susa nella zona autoporto nel 2010. Sono chiamati a corrispondere 214mila euro a Ltf perché non riuscì a insediare uomini e macchinari per fare dei sondaggi geognostici in quell’area.
Ognuno può verificare la partecipazione di quei giorni e può tirare le sue conclusioni: i tre non possono essere responsabili del blocco dei sondaggi perché è quantomeno assurdo che in tre si possa giungere ad un risultato del genere. C’è molto di più: l’area interessata era una porzione dell’autoporto di Susa (comunale), abbandonata a se stessa e assolutamente improduttiva. Quella sera in cui le forze dell’ordine scesero al presidio con centinaia di notav, presero atto della manifestazione notav in corso e parlarono con i tre condannati, che essendo sindaco e vice sindaco avevano tutta la legittimità di parlare con le forze dell’ordine. C’era anche Perino, come sempre avviene. Quell’atto era chiaro a tutti che era simbolico, scopriremmo negli stessi giorni e in seguito come altri sondaggi vennero compiuti in valle di Susa e nella cintura di Torino con centinaia di uomini delle forze al seguito, con blitz notturni e con l’inganno. La farsa dei sondaggi prosegui per tempo ma Ltf non fece le trivellazioni calendarizzate e ogni sondaggio durò molto meno del previsto creando non pochi dubbi sulla veridicità di quelle azioni lautamente finanziate. Serviva mettere qualche bandierina alla lobby del tav, e in parte ci riuscirono. ( si scontrarono più tardi con la caparbietà dei notav e in un occasione mandarono all’ospedale una signora e un giovani in condizioni loto gravi)
Tornando alla sera incriminata e alla condanna, i tre notav sono stati condannati perché hanno parlato con le forze dell’ordine, così con l’inganno, e a loro hanno imputato il blocco dei lavori , o meglio l’impossibilità di farli. Non entriamo nel merito del processo e della sentenza, lo faremo in seguito, ci limitiamo ad anticipare due anomalie: in decine si sono autodenunciati per quella sera, dicendo io c’ero come loro, e le loro testimonianze e autodenunce non sono state accettate; i terreni in oggetto e la loro valutazione sono frutto di conti gonfiati come avviene sempre nel sistema tav e la cifra del risarcimento non è veritiera.
Detto questo il fatto su cui qui vogliamo porre l’attenzione è un altro: sul quotidiano “La Stampa” del 22 settembre 2010, poco prima dell’inizio della causa, si diceva “Il ricorso alla causa civile contro i No Tav potrebbe così diventare uno strumento di dissuasione che i soggetti incaricati della progettazione o dell’esecuzione dei lavori, potrebbero utilizzare per contenere la protesta”, e questo è puntualmente avvenuto con la condanna. Ltf in una nota di commento alla sentenza oggi ha sostenuto: “Al di là del risarcimento economico la decisione del Tribunale costituisce l’ennesimo riconoscimento da parte della giustizia italiana della legalità e correttezza delle procedure per un’opera prioritaria condivisa da Unione Europea, Italia e Francia”.
Ecco proprio questo è il punto: il maxirisarcimento serve a questo, ad affermare la famosa ragion di stato costi quel che costi. Più semplicemente questa è un’intimidazione vera e propria di chi si rifugia dietro ad espedienti perché incapace di convincere della bontà dell’opera una popolazione intera e buona parte dei cittadini italiani.
Non ci lasceremo intimidire nemmeno da questo, per noi il ragionamento è semplice: chi tocca uno tocca tutti e Alberto, Loredana e Giorgio non saranno soli, ma sostenuti da un popolo intero.
Poi si andrà ad altri giudizi e vedremo se la sentenza sarà legittimata ma di questo ne parleremo nel dettaglio nei prossimi giorni.