Era nell’aria già da tempo. Prima il discreto trasferimento ad Alessandria per evitare clamore, poi l’inchiesta sulle manovre dell’amico avvocato Bertolino, in seguito il coinvolgimento del carabiniere di fiducia Renato Dematteis. Ora arriva l’iscrizione nel registro degli indagati anche per lui, la punta di diamante del pool anti-notav, Andrea Padalino.
Da quanto trapela dai giornali al centro dell’inchiesta che coinvolge il PM ci sarebbe un sistema di favori che aveva come perno proprio l’avvocato Bertolino. Questi avrebbe rivelato di essere sotto inchiesta a persone coinvolte in alcuni procedimenti giudiziari, permettendo loro di agire in conseguenza prima di essere iscritti nel registro degli indagati. L’appuntato De Matteis consigliava ad alcuni accusati di nominare l’avv. Bertolino e si assicurava che i casi venissero assegnati a precisi PM, uno su tutti Andrea Padalino.
Padalino è, con il PM Antonio Rinaudo, colui che più di tutti negli scorsi anni si è applicato nella sistematica repressione del dissenso in Val di Susa. Responsabile della maggior parte dei processi contro il movimento notav ha fatto parte dello speciale pool messo in piedi per dare una lezione al movimento reo di essersi opposto con le unghie e con i denti a un progetto che poi gli stessi promotori, davanti all’evidenza dei fatti, hanno riconosciuto essere faraonico e sovradimensionato. Tali processi hanno visto sempre in prima fila anche l’avvocato Bertolino, assiduo frequentatore del sindacato di polizia SAP, in quelle sedi presente invece come rappresentante legale delle forze dell’ordine, poi coinvolto nelle vicende legate alle infiltrazioni mafiose nel business dei pellegrinaggi a Lourdes denunciati dalla curia di Torino.
Torneremo nelle prossime settimane con un approfondimento che vada al di là dei resoconti giornalistici su questa accusa che davvero stupisce ben poco chi conosce i procedimenti opachi che hanno circondato i processi notav. Ciò che è certo, per ora, è che sia arrivata persino l’iscrizione nel registro degli indagati di chi, per anni, si è riempito la bocca con le parole legalità e giustizia accusando i notav delle peggiori nefandezze. Ci sarebbe da ridere se le azioni di Padalino non avessero già portato al carcere decine di manifestanti dai 18 ai 72 anni obbligandoli tutt’ora ad affrontare numerosi problemi legali per essersi opposti con coraggio e determinazione a una grande opera legata a doppio filo ad interessi, ahinoi, sempre più chiari.
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