Mancano quasi due miliardi per finanziare il TAV in Val di Susa. La notizia imbarazzante è stata data ieri dall’imbarazzato neo-ministro delle infrastrutture Salvini durante la riunione della conferenza inter-governativa con il suo omologo francese, Clément Beaunne.
Ma facciamo un passo indietro. Secondo la propaganda SI TAV, il raddoppio della Torino-Lione è quasi gratis, perché i soldi “ce li mette l’Europa”. Un argomento di per sé demenziale, come se i finanziamenti europei non fossero pagati dai contribuenti europei e come se l’Italia non fosse uno dei principali contributori netta al bilancio comunitario. Ma soprattuto una motivazione che, anche a voler considerare che i finanziamenti UE sgorgano come acqua di fonte a Bruxelles, non ha
mai avuto nessun fondamento. Addirittura, nel 2019, quando l’analisi costi-benefici aveva mostrato per A + B che il TAV è un progetto rovinoso non solo dal punto di vista ambientale ma anche economico, era partita la grancassa da parte del promotore TELT che “l’Europa” fosse pronta a co-finanziare non solo
il tunnel di base al 40% ma anche
le tratte nazionali al 55%. Noi, che a differenza di tanti giornalisti le carte ce le siamo andate a leggere,
avevamo sommessamente fatto notare che di questi impegni non c’era traccia (si veda
qui e
qui). Tutto il can-can si basava semplicemente sulle fumose parole della pifferaia magica del progetto, la coordinatrice del corridoio mediterraneo
Iveta Radicova che in realtà non ha nessun tipo di presa sulle voci a bilancio. Tra l’altro, fu proprio questo pseudo-finanziamento supplementare che convinse ufficialmente l’allora presidente Conte a smentire clamorosamente l’analisi cost-benefici e a sostenere anche lui il mitico mantra “costa più non farla che farla”.
Ora però i nodi vengono al pettine. Per il periodo 2023-2027 quando, secondo i promotori, il progetto TAV dovrebbe entrare nel vivo il finanziamento effettivo che viene dall’Europa non solo non arriverà al 55% ma non toccherà nemmeno il 40%: dei 5 miliardi di appalti assegnati l’UE non prevede di pagarne oltre il 20%. Detto altrimenti, da TELT avevano assicurato che Bruxelles ci avrebbe messo 2,7 miliardi di euro, ne sono arrivati in realtà appena 800 milioni.
Come mette nero su bianco la nota redatta seguita della conferenza inter-governativa, la commissione ha fatto intendere “la difficoltà a finanziare il progetto” per “il limitato budget a disposizione” (cf. La stampa di oggi). Insomma, non c’è trippa per gatti. Nel frattempo,
anche la Francia nicchia. Delle tratte di accesso al tunnel transfrontaliero non c’è ancora traccia nemmeno a livello progettuale. E per quanto riguarda la pecunia, il ministro Beaunne ha dichiarato ieri che serve ancora tempo perché lo schema di finanziamento dev’essere ancora chiarito (e alcune collettività locali, come quella di Chambery, hanno già fatto marcia indietro e
dichiarato che non metteranno i soldi annunciati).
Insomma, come vaticinato da quei cattivoni dei no tav, il TAV è un grande pacco e l’Italia finirà per ritrovarsi col celeberrimo cerino in mano. A poco servono ormai i balbettamenti a cui si è abbandonato ieri il povero ministro Salvini in conferenza stampa (“ma noi, ma noi, ci abbiamo messo 2 miliardi!”), d’altronde la linea il capitone l’aveva dichiarata qualche giorno “col TAV andiamo dritti come treni”. Contro un muro, aggiungiamo noi.
È il sovranismo del pollo che si crede gallo. Chirchiiiii e buon natale dalla Val Susa.