da Spinta dal Bass –
“…poi magari la prossima ordinanza la scriviamo un po’ meglio così evitiamo queste figure di merda”. Questa la conclusione del funzionario di polizia che, dopo due ore di attesa alla centrale di Chiomonte, ci comunicava infine che potevamo percorrere via dell’Avanà. La frase è finita casualmente registrata su un nostro smartphone.
Ma partiamo dal principio. Mercoledì mattina siamo saliti a Chiomonte con uno scrittore (Wu Ming 1) e un fotografo (Michele Lapini) mandati dal settimanale Internazionale per un reportage in Valle. Il programma era quello di portarli sul piazzale della Maddalena, a fianco del cantiere per poi mangiare sui terreni che il movimento ha acquistato alla Colombera. Da qualche mese una ordinanza prefettizia vieta il transito su via dell’Avanà solo nelle ore notturne per cui non ci sarebbero dovuti essere problemi ad accedere di giorno.
Al check point della centrale, al principio di via dell’Avanà, la strada che conduce al piazzale della Maddalena, una squadra di carabinieri prende i documenti, e dopo una decina di minuti ci comunica che solo i 3 proprietari di terreni in zona possono accedere, gli altri 5 non hanno diritto a proseguire. Conosciamo l’ordinanza e protestiamo verso quello che ha tutta l’aria di essere un arbitrio ingiustificato. Il più alto in grado dei cc dice che l’ordinanza a cui facciamo riferimento non è completa e che il prefetto ogni mattina invia una nuova ordinanza (!), e quel giorno l’accesso è riservato ai solo proprietari. Chiediamo di mostrarci la nuova ordinanza. A quel punto richiama il funzionario e dopo poco ci dice che non solo l’ordinanza non ce la mostra ma che dobbiamo spostarci velocemente, andarcene dalla strada, dietro al cancello, perché li non possiamo stare.
Ci spostiamo e nel frattempo chiamiamo gli avvocati perché contattino la questura a Torino per chiedere spiegazioni: non solo la libera circolazione in Val Susa ha dei limiti imposti dal prefetto, ma addirittura è legata all’umore giornaliero di un funzionario!
Funzionario che dopo pochi minuti appare al check point. Gli mostriamo l’ordinanza del Prefetto che nel frattempo ci è stata inviata, valida fino al 30 gennaio; ci risponde che quel testo è di dubbia interpretazione, che non è chiaro. E poi è una catena di comando, il funzionario prende ordini, bisogna sentire un superiore, per avere lumi sull’ermeneutica dell’ordinanza.
A noi quell’ordinanza pare chiara, vieta la circolazione dalle 19 alle 8, e il transito su via dell’Avanà durante il giorno non può di conseguenza essere impedito.
Conciliaboli, telefonate negli uffici torinesi, e infine dopo quasi due ore d’attesa il responso: potete entrare tutti, proprietari, non proprietari e inviati. E mannaggia quell’ordinanza andava scritta meglio “così evitiamo queste figure di merda”.
Per noi non è una figura di merda, ma la logica conseguenza di un cantiere che per poter esistere deve camuffarsi da fortino militare, un cantiere sito di interesse strategico difeso dalle truppe, un cantiere in cui per ogni operaio ci sono due uomini delle forze dell’ordine di guardia, un cantiere aperto manu militari contro gli abitanti della Valle. Un cantiere che porta a derogare a diritti fondamentali come la libertà di circolazione.