Un nuovo capitolo nelle cronache dell’assurdo della procura di Torino. Al centro delle ossessioni dei PM sabaudi ci sono, questa volta, un paio di iniziative portate avanti dai no tav durante quest’estate.
La prima quando, in piena emergenza siccità, TELT aveva pensato bene fosse il momento di fare alcuni carotaggi nei dintorni di San Giuliano di Susa. All’arrivo delle trivelle, ampiamente scortate dalle forze dell’ordine, decine di valsusini si erano precipitati in loco per capire cosa stesse accadendo, constatando tra l’altro lo spreco di centinaia di litri d’acqua per portare a termine le prospezioni.
La seconda, riguarda invece la circolazione di smarino sospetto in provenienza dal cantiere di Salbertrand. I no tav erano riusciti a bloccare i camion per qualche minuto inceppando ancora una volta i meccanismi della grande mala opera.
Azioni di disobbedienza civile estemporanee e pacifiche, insomma, che sono da sempre nel repertorio di tutti i movimenti ambientalisti ma che in Val di Susa portano dritto ad una denuncia a tutti gli attivisti presenti schedati dalla polizia politica DIGOS. Vista l’estrema pericolosità dei soggetti e delle azioni poste in essere ovviamente non si poteva nemmeno pensare di lasciare a piede libero dei siffatti pericolosi criminali quindi il PM incaricato delle indagini ha pensato anche di chiedere ben 22 misure cautelari in attesa del processo. La sproporzione tra “l’azione delittuosa” e la domanda del PM è talmente palese che alla fine dal GIP ne viene concessa… solo UNA.
Ora, qui si tratta di un episodio anomalo e senz’altro “minore” della lunga storia della repressione che lo stato italiano ha deciso di riservare a una valle che è stata la spina del fianco di 15 governi. Ma è esemplificativa di un modo di procedere tutto torinese in cui mediocri PM in cerca di un posto al sole provano a costruirsi una carriera sulla sempreverde repressione del dissenso: si spara nel mucchio con misure preventive e punitive per episodi ridicoli sperando di beccare un GIP che conceda qualcosa per non sbugiardare platealmente il collega. E così ragazzini incensurati finiscono agli arresti domiciliari per un blocco stradale, operatori socio-sanitari passano dal carcere per aver parlato in un megafono, pensionati si trovano con l’obbligo di firmare quotidianamente al commissariato per aver sbattuto un bastone contro le sacre recinzioni del TAV…