Si è concluso il quinto giorno della Carovana Ambientale per la Salute dei Territori tra le colline e i campi toscani della provincia empolese.
Le strade curvano tra Case del Popolo e piccoli paesi svuotati dai giovani che sono scappati per raggiungere “la città”. Accanto a Empoli, a Ponte A Elsa, intorno a metà del pomeriggio soleggiato si iniziano a radunare diverse persone, collettivi, realtà locali che si muovono per la salvaguardia dell’ambiente e per la tutela del territorio in cui si vive.
Durante il momento di assemblea nel giardino dell’Intifada, centro sociale occupato dal 1988, si susseguono numerosi contributi con la speranza di costruire un immaginario comune che possa essere riferimento per chi vuole ribaltare le logiche del modello di sviluppo attuale.
Si parte dalla condivisione da parte del movimento No Tav delle fasi odierne della lotta, sottolineando l’importanza di resistere e di contrattaccare un sistema che non teme vergogna di fronte ai morti causati dalle proprie politiche di devastazione e sfruttamento.
Un pensiero e un saluto vanno a Giovanna, donna no tav colpita da un lacrimogeno durante una manifestazione contro il neocantiere di San Didero. Ci si stringe intorno alla sua forza e alla sua determinazione, perché questo è lo spirito di chi lotta.
Le strade provinciali, i cipressi in lontananza, le cicale che cantano fanno da sfondo a anziani che parlano di libertà e giovani che si ribellano al cambiamento climatico. Le nocività, l’inquinamento, la violenza quotidiana che il sistema produttivo perpetra sui singoli territori sono l’espressione di una tossicità che coinvolge tutti gli aspetti del vivere.
Un’esperienza in particolare ha portato la carovana in questo luogo: la lotta dell’Assemblea permanente No Keu. Una giovane donna racconta con entusiasmo i primi passi mossi dal comitato di abitanti della strada 429 costituitosi tre mesi fa a seguito dell’inchiesta che ha scoperchiato un vaso di pandora. Secondo le indagini il tratto di strada tra Brusciana e Dogana nasconde all’interno del manto stradale materiali tossici derivanti dagli scarti dei fanghi utilizzati dalle concerie del Valdarno. Ciò implica seri rischi di inquinamento delle falde acquifere per tutta la parte di popolazione che accede all’acqua per uso domestico o per l’agricoltura tramite pozzi che si approvigionererebbero da esse.
È un racconto di lotta dal basso che muove dall’indignazione e dalla delusione nei confronti della gestione politica locale, marchiata da decenni di operato del PD, nella provincia culla del renzismo.
Sono metodi e parole che trovano eco nella lotta no tav, riconosciuta come esperienza che nutre e arrichisce l’immaginario di tante delle realtà sociali che si muovono nel nostro paese. Adesso direzione Brescia.