post — 15 Luglio 2021 at 11:40

Note di viaggio dalla Carovana: tappa 2 – Ravenna

Le lunghe spiagge del mare Adriatico contornate dai casoni per le vacanze proletarie anni ottanta, i capannoni dismessi di piccole industrie, i radi boschi di pianura e i campi di mais, ci hanno accompagnato fino a Ravenna.In particolare al Lido di Dante dove tra i bagni punteggiati da ombrelloni per il momento semivuoti si intravedono dei mostri di metallo insediatisi a pochi km a largo nel mare.

Sono le trivelle utilizzate per l’estrazione di metano, per lo più dismesse. Quelle trivelle dovrebbero oggi riempire le vene della terra che hanno svuotato. Infatti Eni sta promuovendo il progetto dei cosiddetti CCS, che consisterebbero in siti di stoccaggio della CO2 sottomarini.

Sembra una bislacca operazione, l’ipotesi di qualche visionario allucinato e niente di più. Ma il progetto invece esiste ed è concreto. La risposta al cambiamento climatico per coloro che hanno per decenni contribuito ad incrementarlo (e lo fanno tutt’ora) è quella di nascondere la polvere sotto un tappeto di mare azzurro, già duramente martoriato da cicli industriali e di speculazione sulle coste. Qualcosa non quadra.

Infatti lo scopo ultimo del CCS non sarebbe quello semplicemente di stoccare la CO2, ma di produrre il cosiddetto “idrogeno blu” derivato dalla combinazione del metano con l’anidride carbonica catturata.

Già una volta l’Europa aveva detto all’Italia che non aveva intenzione di finanziare l’idrogeno blu sotto l’etichetta della transizione ecologica perché non è un’alternativa sostenibile. Ma sembra che nei corridoi dei ministeri e di ENI l’opzione è ancora sul tavolo e c’è la volontà di provare a farla rientrare dalla finestra con il Recovery.

L’applicazione del progetto del CCS potrebbe mettere in pericolo il Lido di Dante con le sue casette balneari e molte altre località delle coste di Ravenna e continuerebbe a riprodurre il ciclo nocivo dell’utilizzo di idrocarburi per creare energia.

Insomma, un’enorme menzogna confezionata da “transizione ecologica”. Una presunta “soluzione tecnologica” al cambiamento climatico che nasconde dietro di sé solo speculazione, estrattivismo e ulteriore violenza nei confronti della natura.

Mentre ENI continua a perpetrare la legge del profitto alcuni cittadini si organizzano per prendersi cura della spiaggia libera, per nutrirla per renderla viva ed accessibile a tutti e tutte.

Dalle nostre amate montagne alle rive del mare la logica è la stessa: si vende una grande opera inutile ed inquinante come soluzione ecologica. Ancora una volta l’unica vera transizione verrà da chi lotta per difendere i territori e la natura.

Respiriamo ancora un po’ di brezza marina prima di avventurarci verso Bologna per la tappa di domani.

Per saperne di più sui CCS:

https://www.facebook.com/NOCCS.ilfuturononsiStocca