da newstown Un rapporto che ha radici sempre più solide. Tra le nostre montagne e la Valle di Susa si è ormai da tempo instaurata una sincera solidarietà, testimoniata dalla presenza di attiviste e attivisti No Tav alla manifestazione nazionale svolta all’Aquila nel novembre 2010 e dalla partecipazione di cittadine e cittadini abruzzesi a molte delle iniziative in sostegno alla lotta contro l’alta velocità Torino-Lione. Un rapporto che troverà modo di rinsaldarsi questo pomeriggio.
Alle 17:30 infatti, nell’Auditorium del Parco disegnato dalla matita di Renzo Piano, il comitato 3e32 e Appello per L’Aquila daranno vita ad un dibattito pubblico, aperto alla cittadinanza, con una delegazione di sindaci della Valle e di attiviste e attivisti No Tav. Si discuterà di spesa pubblica e Legge di stabilità. Ad accomunare le due realtà la visione che, nella destinazione delle risorse, un Paese che voglia dirsi civile non possa rinunciare alla salvaguardia del territorio e al confronto continuo con la popolazione che ne è custode. Al contrario, nella Finanziaria che andrà in discussione in Parlamento, si assegnano risorse insignificanti alla messa in sicurezza dai rischi sismici e idrogeologici, insufficienti anche solo per dare avvio a politiche serie di prevenzione.
Ci vorrebbero 40miliardi nei prossimi quindici anni per evitare un’altra L’Aquila, un’altra Giampilieri, un’altra Sarno. Fino ad oggi sono stati stanziati soltanto 10miliardi di euro in vent’anni, 500milioni l’anno. Di contro, dal 1944 ai nostri giorni, il costo medio dei danni provocati da calamità è stato di 3,6miliardi di euro l’anno, oltre al costo sociale e morale causato dalla perdita di tante vite. Mettere in sicurezza aule di scuola, asili, ospedali, argini di fiumi piuttosto che ricostruire centri storici, insomma, farebbe risparmiare molti soldi e, tra l’altro, contribuirebbe alla creazione di numerosi posti di lavoro.
Dove trovare i fondi? Si potrebbe iniziare stoppando i progetti di grandi opere che, nonostante la crisi e i tagli, restano inspiegabilmente nell’agenda politica dei nostri governi. Eppure, hanno quasi sempre forti impatti sul territorio e sulla popolazione, sono spesso di dubbia utilità e fattibilità. Come l’alta velocità Torino-Lione, che finirà per costare più di venti miliardi di euro. Se a questa cifra aggiungessimo i soldi che si potrebbero risparmiare rinunciando al Mose, a Venezia, e al Ponte sullo Stretto, ecco che avremmo i 40miliardi necessari.
E magari, così, si potrebbe ricostruire anche L’Aquila. “Ce l’abbiamo fatta. Nonostante l’ostilità del governo Letta, che continua a non mantenere le promesse fatte riguardo ai fondi stanziati per la ricostruzione, e nonostante la classe politica locale che continua ad accettare questa presa in giro passivamente, noi con una grande idea, abbiamo trovato i soldi necessari“, ironizzava qualche settimana fa il comitato 3e32. “Sono in corso trattative con il governo per convogliare i 2,25 miliardi di euro inizialmente previsti per la costruzione della tratta TAV Torino-Lione – già stanziati nella Legge di Stabilità 2012 e maggiorati ques’anno di altri 60 milioni – alla ricostruzione del territorio aquilano e del Cratere sismico“.
Una provocazione, certo, raccolta però dal consigliere civico di Appello per L’Aquila, Ettore Di Cesare, e sposata dai sindaci e dagli attivisti No Tav. Perché c’è un paradosso che non può essere più sottaciuto: un territorio, la Valle di Susa, avrà soldi che non vuole per un’opera inutile e dannosa, l’altro, il cratere sismico aquilano, che di fondi ha tremendamente bisogno, deve invece rivolgersi al Governo con sempre maggiore angoscia. Strozzato dalla mancanza di fondi certi per la ricostruzione. Il messaggio che verrà lanciato nel pomeriggio, dunque, con il sindaco dell’Aquila e l’assessore alla ricostruzione, sarà chiaro: no al Tav, si alla messa in sicurezza dei territori e alla ricostruzione dell’Aquila, l’unica vera grande opera di cui il Paese ha bisogno. Appuntamento alle 17:30.