Hanno provocato un piccolo terremoto, dai due lati delle alpi, le dichiarazioni Gregory Doucet, il neo-sindaco di Lione eletto nelle file dei verdi sull’onda di Greta Thunberg, che ha chiesto all’indomani della sua elezione di fermare la costruzione di un secondo tunnel per Lione. Forse non tutti sanno però che anche il sindaco di Grenoble è da sempre contrario al raddoppio della linea transfrontaliera. Il primo cittadino dell’altra grande agglomerazione francese toccata dal progetto, l’ingegnere ed ex-dirigente del settore logistico di HP, Eric Piolle, ha manifestato in ogni sede la sua opposizione all’opera. Nel 2016, con un gesto di buon senso, ha anche deciso di togliere i finanziamenti della città previsti per il TAV “al fine di usarli per qualcosa di più utile per tutti”. Ieri ci ha tenuto a ribadire ancora una volta la sua posizione senza troppi giri di parole: “l’attuale linea tra Lione e Torino è usata al 20% delle capacità. Come ci dicono in coro la corte dei conti francese ed europea nonché tutti gli esperti indipendenti dalle lobby è assurdo spendere 26 miliardi di euro per una nuova infrastruttura dai costi ambientali enormi. Lo Stato deve puntare sulla rete esistente e non dilapidare soldi in progetti di un’altra epoca”.
Insomma ormai tutte e tre le grandi città che dovrebbero beneficiare di quel balsamo del progresso chiamato TAV, per non parlare delle comunità locali, sono opposte all’opera.
Cosa si aspetta a fermare questo follia che arricchirà solo le lobby del cemento e del tondino?