“Comunque oggi Torino è al 45esimo giorno di sforamento dei limiti di inquinamento dall’inizio del 2019 e noi ci opponiamo ad un opera che ha lo scopo di togliere i tir dalla strada? La Val di Susa è la principale valle che immette aria su Torino, che sorge al suo sbocco. Inoltre l’autostrada che conduce al Frejus, costeggia per metà la città.”
Così dice uno degli innumerevoli post su Facebook dell’onda “Sì Tav per l’ambiente” apparsi in questi giorni. Abbiamo provato a raccogliere qualche elemento di verifica.
Secondo il dossier costi-benefici sulla Tav da poco pubblicato, in realtà è molto difficile sostenere quest’argomento. Premesso che “i flussi veicolari internazionali rappresentano una quota molto modesta del totale dei traffici a livello locale/regionale”, come recita il capitolo 4, i numeri parlano chiaro: “A fronte dei circa 5.000 veicoli giornalieri al traforo del Fréjus di cui poco più di 2.000 mezzi pesanti, sulla tangenziale di Torino transitano ogni giorno oltre 300mila veicoli di cui circa il 20% sono mezzi pesanti”. Sessanta volte in più. “Anche una
significativa riduzione dei flussi di lunga percorrenza – prosegue il documento – avrebbe dunque un impatto marginale sui livelli di inquinamento che peraltro sono destinati a ridursi ulteriormente in futuro grazie al naturale rinnovo del parco veicolare e nonostante l’aumento di traffico previsto”.
Il documento contiene anche i dati sulla qualità dell’aria, relativi alle stazioni di misurazione “più a ridosso del confine fra Italia e Francia lungo gli assi che conducono ai trafori del Fréjus e del Monte Bianco”, che si trova più a nord ma che secondo i favorevoli all’opera dovrebbe anch’esso beneficiare notevolmente della riduzione del traffico.
Sono state monitorate otto stazioni. Quattro in ambito urbano o suburbano di fondo, “ossia ubicate in posizione tale che il livello di inquinamento non sia influenzato prevalentemente da emissioni da specifiche fonti (industrie, traffico, riscaldamento residenziale, ecc.), ma dal contributo integrato di tutte le fonti poste sopravento alla stazione rispetto alle direzioni predominanti dei venti nel sito”. Altre quattro sono di tipo suburbano traffico ossia ubicate in posizione tale che il livello di inquinamento sia influenzato prevalentemente da emissioni da traffico. In sostanza si trovano a ridosso delle infrastrutture stradali che conducono ai due trafori alpini.
Aosta
Chamonix
Susa
Saint-Jean de Maurienne
Courmayeur – Entreves
Chamonix Route Blanche
Oulx
Vallée de la Maurienne
Ebbene per quanto riguarda il PM10 in tutte le stazioni prese in considerazione l’attuale media annua si attesta su valori significativamente inferiori al limite previsto dalla normativa vigente pari a 40 g/m3. Nel periodo che va dal 2007 al 2017 si è registra una significativa tendenza di riduzione della concentrazione che era pari in media a 23 g/m3 nel 2007 e si è attesta a 17 g/m3 nel 2017.
Com’è possibile dunque che l’aria di Torino sia inquinata anche a causa di un traffico veicolare che non supera la soglia massima di emissioni nocive neppure nei luoghi stessi in cui si concentra di più?