Come sarà la manifestazione di domenica 3 luglio lo scopriremo durante la giornata. Questo non per fare “melina” ma perché il cammino del movimento notav continua ad essere sempre in movimento, poco contingentato ma molto pragmatico. In molti dicono “ma come una manifestazione nazionale di domenica mattina?”, è vero e hanno tutti ragione ma dovete sapere, per chi ancora non lo sa, che vi troverete in uno scenario diverso da tutte le manifestazioni nazionali a cui avete partecipato. Siamo in montagna, a pochi passi da un forte medievale, in mezzo alla natura deturpata da un’ autostrada che in due secondi vi farà dire “hanno proprio ragione”. La manifestazione non l’abbiamo organizzata noi, dobbiamo dirlo, ma l’Italia intera, quella vera che dimostra che il vento è cambiato sul serio, ma che non fischia dalla parte del Pd come i manifesti vorrebbero far credere.
Vedrete, non c’è bisogno di un metereologo per sapere da che parte tira il vento, lo vedrete nelle facce del popolo notav, che con il vento ci è cresciuto, e sarà ancora una volta al suo posto, per difendere la valle e la dignità di chi ha capito che di sudditi è veramente pieno il mondo.
Non so se ci riprenderemo la Maddalena (per ora), è difficile e sappiamo bene che non esistono modellini da replicare buoni per ogni occasione. Però ci siamo ripresi Venaus, questo si, e alla Maddalena ci torneremo, potete giurarlo.
Duemila uomini per sgomberarci, reti e palizzate in una costa di montagna, l’autostrada vietata al traffico non sono segnali di chi si sente tranquillo e ha già vinto. Un’occupazione militare a tutti gli effetti che ha già fatto la sua prima vittima nei trasporti di truppe tra le valli.
I tifosi del Tav rischiano di rimanere a bocca asciutta perché l’Europa gli fa notare che quella che stanno facendo sembra più una Guantanamo di montagna che un cantiere.
Una presenza sgradita, che non rispetta il territorio devastandolo in pochi giorni, figuriamoci in anni di cantieri.
Assedieremo il cantiere, i chek point, questo sì, di sicuro, perché non ci sentiamo sconfitti. Saremo in decine di migliaia e avremo una volta in più la ragione dalla nostra parte.
Lo faremo insieme a quanti hanno voluto esserci e chissà se veramente come dice il detto: l’unione fa la forza…
Saremo chiamati ad un altro appuntamento con la storia, ma la Valle di Susa, resiste e non si arrende perché sappiamo bene che siamo di fronte ad una lotta di lunga durata, che nata oltre vent’anni fa ha davanti un futuro nel quale crediamo. Del resto una bambina è nata il giorno dopo lo sgombero del presidio e si chiama Maddalena.
Dalla Valle che Resiste e non si arrende
2/7/2011
Lele Rizzo