Sono ormai decenni che l’Italia sta spendendo una quantità ingente di denaro pubblico nel tentativo di costruire una linea ferroviaria ad alta velocità tra Torino e la Francia (TAV). La giustificazione di questa opera si basa su previsioni di passaggi di merci tra i due paesi fondate su dati irrealistici ed obsoleti. Il progetto, oltre ad essere un enorme spreco di denaro pubblico, sia esso italiano, francese o europeo, è anche estremamente dannoso per l’ambiente delle valli alpine in cui è prevista la costruzione di un tunnel di oltre 50 kilometri.
La progettualità politica dei numerosi governi che si sono succeduti vorrebbe spacciare tale opera come un’apertura transfrontaliera, un ponte di collegamento per i commerci europei ma anche per « i popoli e le culture ». In questi giorni abbiamo strabuzzato gli occhi vendendo che si prova a far passare il TAV come un’apertura verso l’Europa, addirittura qualcosa che dovrebbe garantire un futuro ai tanti giovani costretti giocoforza a lasciare l’Italia per la mancanza della possibilità di costruirsi un futuro decente nel nostro paese.
Sappiamo, come persone che dall’Italia se ne sono andate a causa delle inesistenti prospettive lavorative e di vita che ci erano offerte, che tale discorso non è altro che vuota propaganda. Siamo studentesse/i e lavoratrici/ori italiani che hanno fatto la scelta, spesso obbligata, di andare a vivere in Francia, anche come una conseguenza delle scelte di indifferenza delle istituzioni nei confronti dei nostri bisogni in termini di sicurezza sociale, lavoro e welfare.
Siamo partiti proprio perché lo stato italiano preferisce spendere denaro publico per le merci ed i profitti di pochi (immaginari più che potenziali) piuttosto che per le scuole, le università, o un welfare che garantisca un minimo di sicurezza verso il futuro. Lo stato francese d’altro canto non si esula dalle sue responsabilità, con una politica di apertura ai traffici ma di totale chiusura a chi non ha i giusti documenti o il giusto colore di pelle, perfettamente in linea con le prospettive europee di gestione delle migrazioni.
Ecco perché ci sentiamo coinvolti in prima persona in questa lotta. Il NO TAV in questi anni è il solo movimento sociale che ha saputo mettere a nudo l’avversità di tutti i governi alle periferie della società, siano esse geografiche, economiche o razziali. Il movimento NO TAV non lotta contro un treno, ma conto un sistema di sfruttamento dei territori e delle persone a beneficio dei soliti pochi. È proprio questo sistema che sta negando un futuro
L’8 dicembre è una giornata importante per la lotta al Treno Alta Velocità Torino-Lione, che da trent’anni difende il territorio della Valle di Susa e le persone che la vivono o la attraversano e che di fatti fin’ora è riuscito ad impedirne la costruzione. Per questo motivo oggi siamo al fianco di chi scenderà in piazza l’8 dicembre a Torino.
Alcuni ragazzi/eitaliani/e a Parigi