di Massimo Bonato – _omissis_ – A Vicenza si accende la protesta No Tav. Il 16 gennaio si è tenuta una partecipata fiaccolata per il centro cittadino per dire “No alle Grandi opere”.
La data non è casuale. Cade infatti il 16 gennaio l’anniversario dell’”editto di Bucarest”, così definito da quel 16 gennaio 2007 in cui Romano Prodi, in visita alla capitale Romena, consegnava la città ai militari statuniensi perché vi fondassero la ormai nota base. Ad aprire il corteo sono stati quindi gli attivisti No DalMolin e il centro sociale Bocciodromo. Ma il 16 gennaio non è casuale anche perché chiude la settimana in cui il Consiglio comunale ha dato – martedì 13 gennaio – il suo assenso allo studio di fattibilità per l’attraversamento della linea ferroviaria Av del territorio vicentino. Con 23 voti a favore, 2 contrari e 4 astenuti, l’interesse del sindaco Achille Variati si è spostato su Roma, perché recepisca le raccomandazioni vicentine. Dall’altro capo del telefono il ministro dei Trasporti Maurizio Lupi. “Nessun progetto sarà calato dall’alto” promette il sindaco («Vicenza Today»), ma i sentimenti che animano la cittadinanza in piazza sono diversi. L’esperienza della caserma a stelle e strisce è vivida e la risposta che sale dallo striscione di apertura della fiaccolata No Tav è chiaro: “Basta imposizioni per Vicenza”. Chiaro è anche il messaggio che lancia il portavoce Marko Urukalo: “In tanti abbiamo risposto e ci siamo ripresi quella democrazia e quelli spazi che volevano negarci, abbiamo dimostrato che per loro far approvare questa grande opera di proporzioni devastanti per il nostro territorio non sarà facile“ («Vicenza Today»). Tra il via libera del Consiglio comunale e la presentazione del progetto definitivo da parte di Rfi, la cittadinanza si aspetta “un processo conoscitivo e informativo legato al Tav” che per ora però manca («il Gazzettino»). Così partono due petizioni online. Una, presentata dai consiglieri comunali del M5S “per chiedere un referendum consultivo sull’attraversamento del territorio della linea ferroviaria Alta Velocità/Alta Capacità Verona-Padova, come atto di democrazia e di rispetto nei confronti dei cittadini e del territorio”; l’altra indirizzata al ministro dei Beni e delle Attività culturali e del Turismo Dario Franceschini, per chiedere a Roma di impedire “la distruzione del paesaggio palladiano di Vicenza” («Vicenzareport») che ha raccolto in rete 1650 firme in pochi giorni.
Il progetto che lega Vicenza all’alta velocità si inserisce nel più ampio tratto Brescia-Verona-Padova. La promessa è di due nuove stazioni, in zona Fiera e in Borgo Berga, il raddoppio della linea storica con interramento dei binari esistenti, un tunnel viario sotto Monte Berico.
Ma i timori sono tanti, sia per Vicenza città sia per i Comuni dei dintorni che saranno interessati dai lavori. Intanto quello più latamente politico, perché la città si sente ancora una volta “calata dall’alto” una decisione sulla quale i cittadini non sono stati sentiti né informati adeguatamente; ma vi sono problemi di natura idrogeologica, per esempio nel comune di Brendola; problemi di natura architettonica legati ai Beni culturali della città; problemi trasportistici che facevano già dire all’ex Ad delle Ferrovie dello Stato Mauro Moretti che una fermata a Vicenza sarebbe stata inutile, stanti le distanze necessarie ad accelerazione prima e frenatura poi superiori a quella tra Vicenza e Padova. Tematiche che l’illuminante articolo di Erasmo Venosi – Tav Vr-Pd, propaganda a go go – spiega e approfondisce documenti alla mano («Veneto Vox»).
Intanto i No Tav promettono: “È solo l’inizio!”
Foto:Radio Onda d’Urto