Le dichiarazioni dell’Ad di “Trenitaglia” Mauro Moretti rendono il peso della persona. Arrogante da sempre, ex sindacalista Cgil che si è schierato da subito contro i diritti dei lavoratori, insensibile a stragi come quelli di Viareggio causate da un sistema ferroviario al disastro, oggi si lamenta se propongono di decurtagli il super stipendio che riceve minacciando di andare all’estero.
Caro (nel senso di quanti ci costa visto che lo stipendio alla fine lo pagano i cittadini che usufruiscono del servizio ferroviario) Moretti, all’estero prenderebbe non riconoscimenti ma probabilmente qualche meritato calcio nel culo!
Sì perchè dirigere un servizio pubblico semi privatizzato con soldi pubblici, del quale lo stato si accolla i debiti e i cittadini i disservizi, sono capaci tutti. I meriti suoi e della sua compagnia sono tutti da verificare, visto la linea ferroviaria italiana e la invitiamo ad andare a fare il suo discorso di difesa del suo dorato posto di lavoro, ai pendolari italiani che tutti i giorni subiscono le sue lungimiranti intuizioni.
L’alta velocità a discapito del trasporto pubblico, i treni regionali simili a carri di bestiame sempre in ritardo a discapito dei suoi giretti in freccia rossa con il presidente del consiglio di turno.
Lei ci ricorda un suo simile, l’architetto Mario Virano, che ricopre tre incarichi e riceve tre stipendi, e pontifica e gestisce l’ennesimo affare legato in qualche modo al trasporto(per il Tav Torino Lione non è solo un treno ormai).
Quelli come voi dovrebbero non solo avere stipendi adeguati alla vita degli italiani, ma anzi, ricevere compensi e decurtazioni in rapporto ai danni che fate al Paese. Sarebbe l’ora che i famosi manager rispondessero direttamente, penalmente ed economicamente, dei danni che fanno grazie alle loro scelte. Moretti senza lo Stato e il trasporto pubblico non farebbe un bel nulla, così come Virano, che sentendosi Cavour si lancia in previsioni che potrebbero costare al Paese intero decine di milioni di euro di danni.
Quindi all’estero è meglio che non ci andiate o magari ci potreste andare e scoprireste come funzionano le ferrovie e magari anche quel poco di welfare che è rimasto, quando farete la coda ai centri per l’impiego.