Il 7 febbraio 2024 il Consiglio di amministrazione di Telt ha dato il via libera all’assegnazione della gara d’appalto (648,2 milioni di euro) al raggruppamento composto dalle imprese piemontesi Cogeis (mandataria), Co.ge.fa., Tra.ma., Cavit, M.S. Plant Technology e la svizzera Hupac Intermodal.
Telt ha previsto un lotto unico italiano per gestire sia la logistica che la trasformazione dei materiali. In particolare, si stima che venga reimpiegato nell’opera oltre il 50% dei 7 milioni di tonnellate di rocce estratte in territorio italiano. Lo stesso per il lotto francese. Grazie a questo Telt, per la prima volta in Europa, potrà trasportare e usare oltre i confini nazionali i materiali di scavo. Ancora decine di tir carichi di materiali di scarto, dunque, percorreranno le strade dei paesi della valle e non solo.
L’appalto prevede più attività: dopo la classificazione in uscita dalla galleria a Chiomonte, le rocce raggiungerebbero via autostrada l’area industriale di Salbertrand. Una parte destinata alla produzione del calcestruzzo, l’altra ai rilevati ferroviari. Il materiale restante dovrebbe essere trasportato in treno fino a Torrazza Piemonte e Caprie.
Peccato che in tutto questo, nessuno ha avuto la preoccupazione di avvisare il Comune, né la proprietà della cava di Caprie, tanto meno la popolazione… Il sindaco, Gian Andrea Torasso, ha dichiarato di aver appreso la notizia dai giornali.
Anche la proprietà della cava era all’ oscuro di tutto. In un comunicato, il Comune riferisce che «Caprie era stata indicata nei progetti preliminari “possibile sito di stoccaggio”, senza in realtà approfondire tecnicamente la scelta».
Esistono dei problemi tecnici molto pratici, riferisce Torasso: il primo è che la bretella, tramite cui la ferrovia arriva nella cava, è inutilizzata da vent’anni, passando su un ponte che ormai è pericolante. Per ripristinare quella linea servirebbero anni di lavori. Il secondo problema è che il materiale dovrebbe essere stoccato su un terreno tra la provinciale 24 e la Dora, per poi andare in cava con un nastro trasportatore che dovrebbe “sorvolare” due strade provinciali a dieci metri di altezza, opera quindi che prevederebbe una cantierizzazione non indifferente e per lungo tempo.
Il sindaco spiega che l’amministrazione non può bloccare i lavori perché le strade e i terreni coinvolti non sono comunali, ribadendo comunque l’opposizione netta all’utilizzo della cava.
Ancora una volta Telt, con la solita arroganza, decide di fare cosa vuole dei territori della valle, ignorando completamente chi quelle terre le abita.
Questa è la loro modalità e non stupisce affatto. Numerose sono le volte in cui lo ha dimostrato, a partire dall’esproprio della baita Clarea, al di fuori di ogni procedura di legge ed eseguito con l’ausilio di centinaia di poliziotti, a servizio di una società privata. Il nuovo cantiere di San Didero non fa eccezione: dopo espropri, recinzioni e concertina, il 9 giugno 2021 Telt occupa il piazzale antistante il cantiere senza avvisare la popolazione né le istituzioni locali. Vergognoso e tristemente esemplare l’episodio della stazione idroelettrica al confine tra Bruzolo e San Didero nell’agosto 2021. Telt, senza alcun preavviso né autorizzazione, tagliò la strada che porta alla centrale creando un allaccio per alimentare il vicino cantiere dell’auto-porto. La NIE, la società che gestisce la centrale, dichiarò di non aver ricevuto alcuna domanda, diffidando Telt di cessare l’allaccio abusivo e ripristinare la viabilità.
Come dimostrato più volte questa è l’arroganza del Tav.