da Spinta dal Bass – Verrà? Non verrà? Ancora non è chiaro se domani Matteo Renzi farà una comparsata al cantiere di Chiomonte come insistentemente chiesto dai fautori dell’opera, Chiamparino su tutti. E già questo tira e molla fatto di indiscrezioni a mezzo stampa la dice lunga sulla difficoltà del governo di rapportarsi con la Valle.
Ma facciamo un passo indietro, a maggio del 2013, quando ancora l’ipotesi di guidare un governo era lontana, Renzi scriveva nel suo libro-manifesto Oltre la rottamazione:
“Altro luogo comune: per creare posti di lavoro è necessario inventarsi l’ennesima grande opera. Le grandi opere sono state utili, per carità, talvolta anche solo per il loro valore simbolico. L’Autostrada del Sole è il simbolo della ripartenza dell’Italia. L’Alta velocità Torino-Salerno, in attesa di raggiungere Bari, è una metropolitana nazionale che sta cambiando le abitudini del Paese. Ma le grandi opere non sono né un bene né un male in sé. Dipende da dove sono, quanto costano, quanto servono. Lo so che esprimere un concetto del genere è banale. Ma forse dobbiamo ritornare alla logica ferrea delle cose semplici. Non esiste il partito delle grandi opere. Non credo a quei movimenti di protesta che considerano dannose iniziative come la Torino-Lione. Per me è quasi peggio: non sono dannose, sono inutili. Sono soldi impiegati male. […] Ma un giudizio netto e fermo su ogni forma di violenza non cancella il giudizio politico sulla TAV, che non è dannosa. Rischia semplicemente di essere un investimento fuori scala e fuori tempo.” (p. 106)
E ancora “Prima lo Stato uscirà dalla logica ciclopica delle grandi infrastrutture e si concentrerà sulla manutenzione delle scuole e delle strade, più facile sarà per noi riavvicinare i cittadini alle istituzioni. E anche, en passant, creare posti di lavoro più stabili.”
Non ci stupiremmo certo se domani, o fra una settimana, o fra un mese il presidente del consiglio facesse la sua passerella al cantiere-location della Maddalena. Siamo abituati a personaggi che nel giro di una elezione hanno, con un salto mortale, rovesciato la loro idea sull’utilità del Tav. Da piccoli politici locali a ex presidenti della regione come la Bresso, e perfino ex ministri come Pecoraro Scanio. Prima contrari e poi, “inspiegabilmente”, una volta raggiunto un posto di potere, favorevoli.
Vedremo cosa capiterà, su una cosa siamo sicuri, nessuno nel cantiere gli chiederà conto del repentino cambio d’opinione, nessuno nel fortino gli domanderà cosa è cambiato nella logistica dei trasporti nell’ultimo anno per mutare diametralmente giudizio. Ci penseremo noi no tav, fuori dalle reti, tenuti lontani da esercito, forze dell’ordine e filo spinato.