Martedì 15 settembre alle ore 11 si terrà una conferenza stampa del movimento No Tav sulla criminale decisione del Tribunale di Torino nei confronti di Dana davanti al comune di Bussoleno, in Piazza Cavour.
Dana è stata condannata a due anni di detenzione per i fatti contestati rispetto alla giornata del 3 marzo 2012. In quell’occasione il movimento No Tav aveva convocato una giornata di lotta in risposta alle dichiarazioni dell’allora premier Monti che con una vuota e terrificante conferenza stampa aveva dichiarato di voler continuare con determinazione nel progetto Tav Torino Lione.
Il movimento No Tav all’epoca dei fatti era in mobilitazione permanente da lunedì 27 febbraio, in seguito alla caduta di Luca dal traliccio. Giorni di rabbia e dolore, ma anche di determinazione, nonostante le cariche e gli scontri che continuavano a susseguirsi.
Il movimento No Tav quel giorno avevano deciso di liberare i caselli di una delle autostrade più care d’Italia, la Torino Bardonecchia, che dal lunedì della stessa settimana fino al giovedì era già stata occupata in maniera permanente dal movimento. Il senso di quella iniziativa era, ancora una volta, sottolineare l’enorme sperpero di denaro pubblico destinato alla costruzione dell’opera. Denaro che sarebbe potuto essere impiegato per abbassare i pedaggi autostradali e per migliorare le condizioni devastanti in cui versano le infrastrutture esistenti.
Una iniziativa costruita anche per indicare le responsabilità di Sitaf nell’affare dell’alta velocità.
Se la condanna comminata a Dana pareva già di per sé sproporzionata (la sua colpa sarebbe stata quella di aver spiegato ad un megafono agli automobilisti che transitavano le ragioni dell’iniziativa), la decisione del Tribunale di Torino, giunta oggi, di rifiutare qualsiasi misura alternativa proposta dalla difesa completa il quadro della persecuzione a cui da tempo sono ormai sottoposti gli attivisti del movimento. Ormai è evidente la politicizzazione del Tribunale di Torino che agisce quotidianamente nei confronti dei No Tav come braccio armato di Telt e dei promotori dell’opera al di fuori di qualsiasi cornice di buonsenso dell’applicazione del diritto.
Una delle motivazioni della sentenza è che Dana non si sarebbe allontanata nè dal movimento No Tav nè dal territorio continuando a vivere in valle a Bussoleno. Motivazioni che evidentemente tentano di criminalizzare un intero movimento e un territorio che continua con determinazione ad opporsi alle politiche di speculazione e devastazione, che anche alla luce della pandemia in cui siamo precipitati continuano ad essere perpetrate.
Dana potrebbe essere tradotta in carcere nei prossimi giorni o addirittura nelle prossime ore: contro questa criminale sentenza oggi, insieme a lei, spiegheremo in conferenza stampa in maniera più articolata l’assurda persecuzione che sta avvenendo nei suoi confronti e nei confronti di altri attiviste ed attivisti e la linea di condotta che il movimento ha deciso di tenere rispetto a questa assurda decisione.