Quella di oggi è stata una grande giornata di lotta che evidenzia la vitalità del Movimento e rappresenta il costo politico dell’operazione scellerata messa in atto da Governo, Telt e Questura di Torino.
Questa mattina a Giaglione si è svolta una partecipatissima assemblea No Tav contro l’allargamento del cantiere di Chiomonte messo in atto da Telt con il supporto della Questura che ha dispiegato ingenti quantità di forze dell’ordine su tutto il territorio.
Infatti nella notte del 10 dicembre, Telt ha cominciato a disboscare i terreni circostanti al cantiere, per terminare il giorno seguente spianando due ettari di terreno boschivo, tra cui diversi alberi secolari, oltre alla pianta nutrice della Xerinthia Polissena, su cui la stessa Telt insieme al Dipartimento di Scienze della Vita e Biologia dei Sistemi, dell’Università degli Studi di Torino avevano realizzato un progetto per tutelare la farfalla, reputata dalle leggi comunitarie una specie protetta.
All’assemblea erano presenti anche diversi Amministratori locali, tra cui il Sindaco di Giaglione che ha nuovamente lamentato l’invadenza del dispositivo di sicurezza e la militarizzazione, per giorni, dell’intero paese.
Al termine della assemblea i No Tav sono partiti in marcia prendendo il sentiero Gallo Romano, trovandosi di fronte il solito cancello posto a difesa del cantiere. Ma la determinazione era tanta e altrettanto forte é stata voglia di prendere i sentieri per raggiungere il presidio permanente dei Mulini.
Una grande raffica di lacrimogeni, lanciata dalle forze dell’ordine, ha tentato di impedire il passaggio degli attivisti che, nonostante questo, per tutto il pomeriggio hanno continuato ad attraversare i boschi della Clarea e a fare azioni di disturbo al Cantiere.
Anche oggi abbiamo attraversato i nostri boschi per contrastare la devastazione fatta in questi giorni a Chiomonte ed il modello di sviluppo basato sulla distruzione del territorio e sullo spreco di risorse. In moltissimi abbiamo affermato che il TAV fa parte di quel modello ecocida e devastante che ci sta portando verso la catastrofe, messaggio rafforzato dalla partecipazione di alcune delegazioni della rete per la giustizia climatica Rise Up 4 Climate Justice.
È inaccettabile che governo e regione continuino a portare avanti queste politiche scellerate soprattutto in questo momento storico.
Ci troviamo oggi di fronte ad un passaggio epocale. La pandemia e la crisi finanziaria che ne è conseguita impongono alle nostre comunità scelte uniche e irripetibili. Il Recovery Fund messo a disposizione dalla Comunità Europea, va progettato e investito in modo lungimirante con uno sguardo rivolto al futuro. Solo 9mld in Italia sono destinati alla sanità, contro i 35mld della Germania, mentre sempre nel nostro Paese ben 27mld sono destinati alle infrastrutture. Questo è un crimine morale e politico. Non lo dicono i No Tav lo dicono gli ospedali pieni e le centinaia di morti che ogni giorno piangiamo insieme alle loro famiglie.
Quello dei No Tav, dunque, è un allarme sull’utilizzo oculato delle risorse, dei mezzi e degli strumenti che lo Stato ha a disposizione, un’incessante resistenza che in questi giorni ha celebrato i suoi 15 anni dalla liberazione di Venaus, di quel famoso 8 dicembre 2005, ma ad essere sotto attacco è anche la libertà di dissenso. Chiunque provi ad opporsi a quest’opera devastante, viene denunciato e in fretta condannato, anche per le sciocchezze. Dana si trova in carcere per aver parlato ad un megafono, altri sono ai domiciliari, come Stella perché volantinava, ma anche Fabiola, Mattia, Stefano ed Emilio e tanti altri a cui rapidamente sono state assegnate misure restrittive che limitano duramente la propria libertà personale.