Il Movimento No Tav ha perso un amico prezioso, a volte scomodo, come lo sono solo le persone oneste. In Valle Susa lo abbiamo conosciuto da vicino, quando è venuto a capire e insieme a raccontarci la sua visione e del perché “Non bisogna avere paura di essere contro”.
Ma oltre ai suoi familiari toccati negli affetti più profondi, cui vanno le più sincere condoglianze, è “la società civile” non solo torinese che ha perso un testimone attivo e coraggioso dei nostri tempi difficili proprio nel momento in cui se ne sente più forte il bisogno.
Nel mondo dell’informazione, che malauguratamente per i lettori assume sempre di più la connotazione “tossica”, Luca Rastello si è distinto come “la voce libera di una persona d’eccezione (…) che ha avuto tra i suoi grandissimi meriti anche quello di salvare l’onore (forse insalvabile da tempo) del nostro giornalismo”. Lo scrive Goffredo Fofi – saggista, critico teatrale, letterario e cinematografico, divenuto nel tempo una delle poche voci autorevoli del panorama culturale nazionale.
Fofi scrive a poche ore dalla scomparsa di Rastello, avvenuta ieri 6 luglio al quarto piano della sua “casa di ringhiera” nel quartiere multi-etnico torinese di San Salvario. Il suo è un ricordo commovente di un uomo che non ha mai smesso di lottare contro una malattia di cui conosceva l’esito infausto traendone maggior forza anche per combattere l’ipocrisia, la mediocrità, il compromesso, il conformismo: piaghe che non riguardano solo quel che resta del “quarto potere”, ma anche il mondo della cultura, della letteratura, dell’impegno politico, fino a quello del volontariato. Di tutte le attività – insomma – in cui si è immerso con generosità, facendo fruttare come pochi i tanti talenti che aveva ricevuto in dote. Un percorso che – è ancora Fofi a dirlo – lo porterà a scrivere Binario Morto (con Andrea Debenedetti): “il libro più onesto tra quanti hanno cercato di raccontare la risposta dei No Tav alla assurdità del progetto”.
Ma anche Vera Schiavazzi e Jacopo Ricca, della redazione torinese de La Repubblica (che pure è probabilmente quella più “nemica” dei No Tav), terminano con queste toccanti parole il loro ricordo del collega:
“Luca non aveva mai rinunciato a scrivere, ma nei suoi ultimi anni era grande l’urgenza di farlo soprattutto su ciò che gli interessava, gli stava a cuore. E’ stato così per uno dei suoi ultimi servizi sulle pagine nazionali di Repubblica dedicato alla riapertura dopo la guerra della Biblioteca di Sarajevo, un pezzo per il quale era partito con l’animo pieno di speranza ed era tornato convinto che i conflitti fossero ancora irrisolti e covassero sotto la cenere. Ed è stato così anche per i suoi pezzi in favore del movimento No Tav, le ragioni del quale Rastello condivideva apertamente. Non bisogna avere paura di essere contro, diceva. E lo mostrava anche scrivendo”.
la foto di Luca è di Luca Perino