Scusa se salto le usuali formule di cortesia con cui d’abitudine si comincia una lettera, ma sarei davvero in imbarazzo a esordire con un “egregio Presidente” o un “caro Nichi”: troppo impersonale il primo, troppo confidenziale il secondo. Azzardo invece il “tu”, perché fino ad oggi ci hanno accomunato molte battaglie, tanti ideali e non pochi sogni. Ed è proprio per questo che ti scrivo. Perché, mai come in questo momento, battaglie, ideali e sogni stentano per me a trovare se non una casa politica, almeno una casella in cui possa senza vergogna e senza schifo mettere una croce, alle prossime elezioni.
Sto da mesi assistendo a “sinistra” (e sono costretta a scrivere la parola tra virgolette) a manovre che mettono a dura prova i miei convincimenti laici più sacri: che il voto è un diritto pagato con il sangue di tanti italiani e che l’impegno politico è un dovere al quale non ci si può sottrarre. Sto ascoltando, sempre “a sinistra” (là dove ho sempre votato), dichiarazioni nauseanti e irritanti. Sono costretta, sempre “a sinistra” (là dove ancora vorrei poter stare), a guardare siparietti penosi. L’ultimo, in ordine di tempo, ma certo non il definitivo, è stato il dibattito televisivo ospitato da Lucia Annunziata, venerdì scorso. Lì, tra i tanti, ho visto comparire due Sindaci valsusini. Miei ex colleghi. Già, perché sono stata anch’io Sindaco. E sono stata sulle barricate (quelle vere, non quelle metaforiche) accanto a quell’Antonio Ferrentino, un tempo leader No Tav e oggi comodamente seduto in un salotto romano accanto al Sindaco di Chiomonte, il Comune che da un paio d’anni ospita, con la compiacenza dei suoi Amministratori, la farsa militarizzata di un cantiere-teatro, in cui recitare il mantra delle “grandi opere che ci porteranno in Europa facendoci uscire dalla crisi”. Venerdì scorso il Sindaco (ieri SEL, oggi PD) Antonio Ferrentino, che milita dunque nella tua stessa coalizione, ha chiesto a Ingroia come possa conciliare la posizione No Tav di Rivoluzione Civile con la presenza nello stesso movimento di Antonio Di Pietro, un tempo Ministro strenuo sostenitore di questa “grande opera”, a suo tempo pervicacemente sordo al grido di rabbia e di dolore di una intera Valle.
Non voglio qui commentare la risposta di Ingroia. In questo momento non mi interessa. Voglio invece girare a te la medesima domanda. Dunque ti chiedo: come fai tu, dichiaratamente contrario al Tav in Valle di Susa, a condividere un progetto politico con l’onorevole Bersani, che si trova a capo di un partito non solo programmaticamente favorevole a quell’opera, ma anche capace di zittire il dissenso interno con epurazioni degne di ben altri mondi? Cosa farai il giorno in cui si tratterà di scegliere se proseguire con questo sciagurato progetto o cancellarlo definitivamente dall’Agenda (parola che ovviamente non ho usato a caso)? Accetterai tuo malgrado l’orientamento della maggioranza, per alto senso delle Istituzioni? Reputando che in politica le questioni morali vadano comunque risolte mettendole ai voti? Dimmi, è così che accadrà? E’ così che avete già deciso di fare? Perché non può essere che del tema (così come dell’articolo 18, degli F35 o della Patrimoniale), a porte chiuse, tu e Bersani non abbiate già discusso, concordando una linea. Non ci credo. Sarebbe davvero da ipocriti e anche da irresponsabili.
Insomma, io non ho bisogno di sentirti dire che sei No Tav. Io ho bisogno di sentirti dire, con chiarezza, cosa farà domani in Valle di Susa lo schieramento di cui fai parte, se mai andrà al Governo. Se avrai l’onestà intellettuale di rispondermi probabilmente non ti guadagnerai comunque più il mio voto. Ma, posto che la cosa ti interessi, potrai ancora almeno godere della mia stima.
Barbara Debernardi
Valle di Susa