“La Tav va sabotata”. Queste parole, dette il primo settembre del 2013 in una intervista all’Huffington Post e poi confermate qualche giorno più tardi all’Ansa, vanno lette in un “contesto preciso”, ossia come dichiarazioni dirette a un pubblico vasto “del tutto variegato e che non ha un particolare interesse verso il tema Tav.”
Sono questi alcuni dei passaggi delle motivazioni della sentenza di assoluzione per Erri De Luca che di fatto boccia su tutta la linea il processo imbastito dalla procura di Torino allora diretta da Giancarlo Caselli. L’ennesima batosta, dal punto di vista interno, per la crociata portata avanti dai pm con l’elmetto e dal procuratore, che riconosce il diritto di espressione, o meglio la legittimità della “parola contraria” di uno scrittore.
Del resto, poco prima della sentenza Erri aveva letto una dichiarazione dove sosteneva “Sono incriminato per avere usato il verbo sabotare. Lo considero nobile e democratico.” ed oggi è scritto anche su una sentenza del tribunale di Torino: fatevene una ragione e lucidate l’elmetto.